L'organizzazione del lavoro forzato in Italia (1943-1945)
L'Organizzazione Paladino: dalla creazione alla fine del 1943
Nel settembre 1943 nella situazione di completo caos amministrativo, e con i tedeschi che avevano cominciato le razzie di uomini per deportarli in Germania o utilizzarli per i lavori di fortificazioni in Italia, divenne impellente la necessità di creare delle strutture che impedissero lo sfruttamento indiscriminato della forza lavoro da parte della Wehrmacht.
L’idea di una organizzazione italiana per l’inquadramento di operai allo scopo di fornire manodopera alle forze armate tedesche venne al generale del Genio Francesco Paladino, che propose il suo progetto al ministro della difesa della Repubblica sociale, il maresciallo Rodolfo Graziani, il primo ottobre 1943.
Paladino
“Sostituire con volontari del lavoro quei lavoratori che avrebbero dovuto presentarsi in base alle precettazioni di varie classi richieste dalle Autorità Germaniche; collaborare con le Autorità Germaniche per il riatto di strade, ferrovie e, in genere, per l’esecuzione di altri lavori di carattere civile e militare.”1
Due giorni dopo, il 3 ottobre, Paladino si incontrò all’Albergo Quirinale di Roma con le autorità tedesche per esporre la sua idea, tenendosi sempre in stretto contatto con Graziani con il quale concordava ogni mossa. Il 6 ottobre Paladino si incontrò con Zimmermann, con il quale si mise d’accordo su una serie di argomenti quali la paga degli operai, la liquidazione degli infortuni, gli assegni per gli ufficiali, gli alloggi, il vitto e l’equipaggiamento dei lavoratori. Le paghe erano previste in lire 12,50 nette al giorno, più 20 lire per la moglie, 5 per ogni figlio e 10 per ogni genitore a carico. Equipaggiamento e vitto erano a carico degli italiani, dove potevano, “altrimenti provvederanno i tedeschi.”2 Per inquadrare i lavoratori erano previsti 600 sottotenenti e tenenti, 200 capitani, 67 maggiori. L’Ispettorato doveva essere organizzato in 15 Ispettorati provinciali (comandanti da 15 colonnelli o maggiori), con 15 ufficiali addetti, 15 ufficiali medici, 15 ufficiali d’amministrazione e 15 interpreti.3 Una organizzazione quindi estremamente snella, quasi scheletrica, per gestire una massa che si prevedeva di alcune decine di migliaia di operai.
Nello stesso giorno Graziani diede ufficialmente l’incarico a Paladino di dirigere il “Servizio del Lavoro.” La prima sede centrale fu posta in un palazzo al numero 15 di via Quattro Fontane, a Roma dove, secondo il “Diario storico” dell’Organizzazione Paladino, all’inizio la mancanza di mezzi era quasi totale: “due stanzette, tre tavoli, quattro sedie, una macchina da scrivere portatile… presa a prestito e tre uomini di buona volontà!”4
L’8 ottobre Graziani in persona emanò un bando per l’assunzione, tramite il Servizio del Lavoro, di 90.000 lavoratori nelle provincie di Aquila, Ascoli, Frosinone, Grosseto, Littoria, Macerata, Perugia, Pescara, Rieti, Roma, Teramo, Terni, Viterbo e Chieti.5
Il bando, pubblicizzato con manifesti murali, conteneva il seguente testo: “La situazione contingente impone la inderogabile necessità di eseguire dei lavori stradali, ferroviari e vari, tendenti a garantire la continuità dei trasporti per il vettovagliamento e per ogni altro bisogno delle popolazioni e per lenire la disoccupazione e le sofferenze degli operai e delle loro famiglie che potrebbero accentuarsi con l’approssimarsi della stagione invernale. Pertanto ho deciso di creare dei reparti di lavoratori inquadrati da ufficiali italiani del genio, con la collaborazione delle maggiori imprese civili nazionali, i quali cureranno la disciplina, il vettovagliamento e l’assistenza morale e sanitaria dei lavoratori. A tale scopo viene costituito un Ispettorato del Lavoro che dovrà sovraintendere alla organizzazione e disciplina dei lavori stessi. Potranno ingaggiarsi gli uomini incondizionatamente validi al lavoro, qualunque sia la loro età. Ad essi verrà corrisposto il vitto e l’alloggio e una paga giornaliera di lire 12,50 nette oltre l.20 per la moglie, l.5 per ogni figlio e l.10 per ogni genitore a carico. La presentazione dovrà avvenire presso gli Uffici dei Podestà che rimetteranno giornalmente gli elenchi nominativi alle rispettive Prefetture. Gli operai ingaggiati saranno esentati da eventuali richiami alle armi ed esclusi da ogni obbligo di presentazione richiesto da altri bandi e saranno impiegati in territorio nazionale e per quanto possibile nell’ambito della propria regione. Il presente bando entrerà in vigore da oggi. Le iscrizioni verranno chiuse non appena verrà raggiunta la cifra di 90.000 unità. Il Maresciallo d’Italia Ministro per la Difesa Nazionale R. Graziani.”6
Tenendo conto che i prefetti erano sotto il controllo del Ministero dell’Interno, il Ministro Guido Buffarini Guidi mandò lo stesso 8 ottobre una circolare ai prefetti stessi informandoli dell’arrivo in ogni provincia di un ufficiale superiore del Genio per organizzare la “Paladino” e richiese le statistiche degli operai reclutati.7
La Radio della RSI pubblicizzò il bando con un breve comunicato che univa la necessità di lavoratori allo sgombero e al riattamento delle strade allo scopo di assicurare l’approvvigionamento dei grandi centri urbani. Inoltre il comunicato assicurava che “L’organizzazione è prettamente italiana, diretta da tecnici italiani delle principali imprese, inquadrati da ufficiali italiani del Genio, che cureranno il benessere e l’assistenza ai lavoratori e alle loro famiglie, per i quali saranno valide tutte le forme di previdenza di legge, sugli infortuni sul lavoro.”8
I giornali, il 10 ottobre, comunicarono la notizia che l’organizzazione del Servizio del Lavoro sarebbe stata posta sotto l’esclusiva competenza del Ministero della Difesa Nazionale, cioè di Graziani, che avrebbe “espletato il nuovo compito attraverso idonei organi centrali e periferici.”9
Questa decisione era stata presa evidentemente senza consultare gli altri ministeri italiani che, fino all’armistizio, avevano gestito la mobilitazione civile, ovvero soprattutto il Ministero delle Corporazioni. In questi primi giorni questa serie di bandi avevano generato una grande confusione ed un clima di incertezza tra i lavoratori italiani, che ritenevano estremamente pericoloso presentarsi agli uffici di arruolamento, militari o civili che fossero, temendo evidentemente di venir deportati in Germania.
In un “pro memoria” di Paladino a Graziani del 12 ottobre, si esordiva dicendo che “nell’arruolamento volontario e obbligatorio degli operai si sono verificati molti inconvenienti dovuti alla concomitanza di bandi, manifesti, comunicati stampa e radio. Conseguentemente si ha il grave dubbio che anche in seguito all’ultimo bando del Maresciallo Graziani, l’operaio non si presenti perché teme che gli sia teso un tranello, e perché sfiduciato per ragioni che la mancata unità di propaganda non ha fatto che accentuare.”10
Il 12 ottobre, Paladino incontrò tre funzionari del Ministero dell’economia corporativa per “eliminare alcuni inconvenienti determinati nell’arruolamento degli operai.”11 In questa riunione venne deciso che in ogni “podesteria” e nei capoluoghi di provincia sarebbero stati istituiti tre centri di arruolamento: uno per la Todt, uno per la “Paladino” e uno per il reclutamento dei lavoratori da inviarsi in Germania. (organizzazione Sauckel). La riunione si concluse con un compromesso. Si confermava che il reclutamento sarebbe stato gestito e diretto dal Ministero della Difesa, ma gli organi esecutivi sarebbero stati gli uffici del Ministero.
Sempre nel “promemoria” a Graziani del 12 ottobre, Paladino elencò le proposte concordate nella riunione con i funzionari del Ministero dell’economia corporativa per risolvere il problema: Tutta l’organizzazione doveva essere “ceduta” al Ministero della difesa; il reclutamento doveva essere svolto tramite il Ministero dell’economia corporativa; bisognava coordinare le commesse alle imprese tramite la Federazione degli imprenditori edili, in modo da evitare sovrapposizioni con l’organizzazione Todt, ed infine bisognava risolvere il problema delle paghe, per evitare la concorrenza con le altre agenzie tedesche.12
Sempre il 12 ottobre Paladino mandò una circolare agli Ispettori provinciali del lavoro con le “prime direttive”. In essa il generale invitava a collaborare con tatto con i prefetti e con gli ufficiali tedeschi di collegamento, incitava a superare la diffidenza dei lavoratori e soprattutto chiedeva di farsi dare dalle autorità tedesche le liste degli operai delle classi dal 1910 al 1925 già reclutati da loro. Infine dava disposizioni perché il trattamento dei lavoratori fosse particolarmente curato, soprattutto al momento del loro arrivo nei centri di reclutamento.13
Negli stessi giorni, Paladino emanò un’altra circolare che dava disposizioni generali sull’organizzazione dei lavoratori. In sintesi, l’unità base della “Paladino” era la Centuria, composta da 100 lavoratori e comandata da un ufficiale subalterno. Tre centurie formavano una compagnia agli ordini di un capitano, e tre compagnie un battaglione, agli ordini di un ufficiale superiore.14 In pratica, quindi, un battaglione era formato da circa 900 uomini, con 9 ufficiali subalterni, 3 capitani e un colonnello o maggiore, con un ufficiale addetto. Per stimolare gli Ispettori provinciali, venne istituito un premio in denaro (10.000 lire) a coloro che avrebbero reclutato 8000 uomini per la fine del mese di ottobre.
Nonostante tutti gli sforzi della propaganda, nella realtà dei fatti la Paladino rimaneva una organizzazione alle dipendenze dei tedeschi. Il 18 ottobre il generale mandò una circolare agli Ispettori provinciali del lavoro con la quale si annunciava che l’ingegnere Aldo Bianchini, maggiore del Genio, era incaricato delle funzioni di ufficiale di collegamento con il Comando d’armata tedesco (evidentemente la XIV armata). Ma la notizia importante era la seguente: “Per rapidità di rendimento si pregano i Sigg. Ispettori Provinciali di aderire immediatamente alla richiesta di Lavoro che venisse prospettato dal Comando Germanico per tramite di detto Ufficiale Superiore senza che per ciò occorra conferma da questo Ispettorato Generale”.15
Superando molte difficoltà, secondo quanto detto in una lettera del 19 ottobre di Graziani al vescovo Bartolomasi, al 19 ottobre l’Ispettorato aveva già istituito quattordici Ispettorati provinciali e inquadrava “un cospicuo numero di operai.”16
Secondo il “Diario storico” “I due mesi successivi [all’istituzione dell’Ispettorato] segnano il rapido progredire dell’Istituzione. Man mano che l’afflusso volontario degli operai aumenta, il movimento, prima dilagato nelle provincie attorno a Roma, tende gradualmente a risalire verso il nord, cosicché alla fine dell’anno 1943, l’Organizzazione ha una sua robusta intelaiatura, che comprende cinque ispettorati interregionali per il Lazio, l’Umbria, l’Abruzzo e le Marche (la cosiddetta Fascia di Roma), la Toscana, il Piemonte, la Lombardia e il Veneto con 25 ispettorati provinciali e 55 battaglioni di lavoratori. La forza sale a 20.805 unità e le giornate lavorative raggiungono il totale, già notevole, di ben 142.200. Si è lavorato per tutti; per le esigenze delle Forze Armate Germaniche e Italiane, per l’Organizzazione Todt, per Enti civili italiani.” 17
Amedeo Osti Guerrazzi (2016)
Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del consiglio dei ministri RSI, b.84bis
Diario storico della Organizzazione Paladino, pp.1-2.
Diario storico della Organizzazione Paladino, 8 ottobre 1943.
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.27.
Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del consiglio dei ministri RSI, b.84bis.
Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del consiglio dei ministri RSI, b.84bis.
“Il Lavoro fascista”, 9-10 ottobre 1943.
Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del consiglio dei ministri RSI, b.84bis.
Diario storico della Organizzazione Paladino, 12 ottobre 1943.
Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del consiglio dei ministri RSI, b.84bis.
Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del consiglio dei ministri RSI, b.84bis.
Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del consiglio dei ministri RSI, b.84bis.
Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del consiglio dei ministri RSI, b.84bis.
Archivio Centrale dello Stato, Presidenza del consiglio dei ministri RSI, b.84bis.
Diario storico della Organizzazione Paladino, 12 ottobre 1943, p.3.
Diario storico della Organizzazione Paladino, 1 ottobre 1943.
Diario storico della Organizzazione Paladino, 6 ottobre 1943.
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.
si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.
si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.