L'organizzazione del lavoro forzato in Italia (1943-1945)

L'Organizzazione Todt in Italia


La Todt fece la sua apparizione in Italia già prima dell’armistizio dell’otto settembre 1943. Inizialmente la sua funzione era quella di manutenzione delle linee e infrastrutture ferroviarie, duramente colpite dall’aviazione Alleata.

A partire dall’autunno del 1943 la sua funzione si ampliò alla costruzione delle fortificazioni e, in generale, a tutto ciò che era necessario per la Wehrmacht (ponti, strade, aeroporti, eccetera).

In Italia la Todt era organizzata dall’Einsatzgruppen Italien, comandato del generale Fischer, un ingegnere che pose il suo quartier generale a Firenze. La sede del Dipartimento del Lavoro invece era collocata a Sirmione sul Garda. A Sirmione vi era anche la sede del Reparto rifornimenti e a Desenzano il Reparto vettovagliamento. A Milano si insediò, nella Casa dello Studente in via Romagna, l’ufficio propaganda.1

L’Einsatzkommando Italien era articolato in tre direzioni operative regionali. Sotto queste tre direzioni si trovava vano sedici ripartizioni superiori agli armamenti (Oberbauleitungen OBL). “Alla direzione operativa Seefalke erano subordinate diverse OBL: ad esempio, la ripartizione superiore Alarich (XV), composta da quattro uffici dipendenti (Abschnittbauleitungen), aveva il compito di costruire fortificazioni costiere nei 180 km di costa tra Terracina e Orbetello. Nella più ampia cerchia di Roma operava l’OBL Theoderich, che era a capo di 8 sezioni. Ognuna di esse (agli ordini di un ispettore governativo ai lavori), era composta da 2-4 squadre di operai edili sotto il comando di soldati tedeschi o membri dell’Organizzazione Todt. I lavoratori di ogni sezione erano alloggiati in un campo nelle vicinanze del luogo di lavoro, sotto la guida di un capo campo tedesco.”2


Il sistema di reclutamento funzionava nel seguente modo. In ogni città era stato costituito un ufficio reclutamento con il personale dell’organizzazione Sauckel, dell’Organizzazione Paladino e dell’Organizzazione Todt. I disoccupati dovevano registrarsi in questo ufficio e gli veniva chiesto se intendevano trasferirsi in Germania o lavorare in Italia. Nel caso accettassero il lavoro in Germania venivano presi in carico dalla Sauckel, se rifiutavano venivano presi dalla Todt o dalla Paladino. Le ditte che lavoravano in Italia, per la Todt o la Paladino, dovevano anche esse rivolgersi all’ufficio reclutamento che gli forniva il personale necessario. Nell’autunno del 1943, la priorità per i tedeschi era quello di reclutare operai per le fortificazioni della “Linea Gustav”, da costruire in fretta per fermare l’offensiva alleata. Furono quindi concentrati gli sforzi nelle provincie dell’Italia centrale per ottenere lavoratori a sufficienza. Nonostante i numerosi appelli, firmati da Kesselring in persona, e la propaganda, il numero dei lavoratori presentatisi agli uffici di reclutamento fu sempre ben al di sotto di quello previsto. Nell’autunno del 1943, nella situazione di caos generalizzato e di sovrapposizione di autorità (richieste della Wehrmacht, della Todt, della Paladino), rese praticamente inutili i bandi per l’arruolamento volontario.

Il 25 settembre un rapporto del ministero dell’interno segnalava per la provincia di Perugia “Malgrado le più rigorose disposizioni impartite il reclutamento incontra gravissime difficoltà.” A Terni la paga era ritenuta insufficiente, moltissimi sfollati erano ancora fuori provincia e altri ancora erano, almeno teoricamente, sotto le armi. A L’Aquila, “Malgrado le più rigorose disposizioni impartite il reclutamento incontra gravissime difficoltà.” Ad Ascoli Piceno “il reclutamento del primo scaglione ha dato esito negativo.” Il tutto era dovuto non soltanto alla totale mancanza di collaborazione dei comandi tedeschi locali, che si rifiutavano di fornire automezzi e benzina, ma anche “alla convinzione dei lavoratori che saranno trasferiti in Germania.”3

All’inizio di ottobre si passò alla repressione: a Rieti “Sono stati disposti fermi e visite domiciliari a mezzo organi di Polizia contro coloro che hanno dato esito negativo”. Ad Ascoli Piceno, oltre alle sanzioni, “è stato disposto l’immediato licenziamento degli avventizi dipendenti dagli Enti ausiliari della Provincia che si sono arbitrariamente allontanati.”

Il 29 settembre fu operata una prima retata di lavoratori a Roma, con il risultato di 8 persone prese nei ristoranti di via Urbana, 8 da treni in partenza e 5 dall’ufficio anagrafe. Un totale di 21 persone. Ma nonostante tutte le misure, a Roma al 7 ottobre, i lavoratori effettivamente arruolati erano soltanto 724.4

Al 30 settembre, su 90.000 lavoratori previsti, erano stati reclutati 3020 volontari e 4.175 “sul luogo”, ovvero rastrellati. “Lo scarso numero dei volontari – soprattutto per l’impiego nel Reich ma anche in Italia – è un chiarissimo indizio del rifiuto quasi generale della popolazione alla potenza occupante.”5

Questo rifiuto era chiarissimo anche alle autorità tedesche dell’epoca.

Il 25 settembre Kesselring scrisse al Ministero dell’Interno lamentando che il previsto contingente di 60.000 uomini non era stato neanche lontanamente raggiunto, e quindi ne richiedeva altri 30.000 per il 5 ottobre.6

Il 29 novembre 1943, in una riunione a Roma, il console generale Möllhausen esordì attaccando violentemente i responsabili italiani del Servizio del lavoro: “Il console generale Muhlausen [sic] rileva che non è possibile parlare attualmente di alleanza italo tedesca allorquando i soldati germanici si battono sul fronte Sud d’Italia ed i giovani italiani non fanno letteralmente nulla.”7 La riunione si concluse con la proposta di ritirare la carte annonarie alle famiglie dei richiamati.

A seguito dell’evidente mancanza di entusiasmo da parte dei lavoratori italiani, la Wehrmacht continuò nelle sue operazioni di rastrellamento di lavoratori. Tra dicembre 1943 e gennaio 1944 furono compiute alcune retate nel centro di Roma. Le retate si susseguirono anche in tutto il centro Italia. Ad esempio il 4 maggio 1944 il Capo della Provincia di Perugia, Rocchi, telegrafò al Ministero dell’Interno segnalando che il 4 aprile 118 persone erano state rastrellate nella zona di Cascia e portare a Roma, nel campo di Cinecittà.8

Assieme alla repressione, le autorità tedesche aumentarono notevolmente lo sforzo propagandistico, attraverso i giornali, volantini e macchine con altoparlanti. Accanto al guidatore della macchina, doveva anche sedere una donna che aveva la funzione di “convincere” i lavoratori ad arruolarsi.

Oltre allo scarso numero di lavoratori, le autorità tedesche lamentavano in continuazione la mancanza di disciplina e di impegno degli operai impiegati. Soprattutto a sud di Roma, a causa della vicinanza del fronte, e quindi per i rischi di mitragliamenti e di bombardamenti, i lavoratori si assentavano in continuazione o scappavano senza far ritorno ai cantieri.9

Con il crollo della Gustav e lo spostamento del fronte sulla linea Gotica, gli sforzi di reclutamento si concentrarono sulla Valle Padana. Innanzitutto la Organizzazione Paladino passò direttamente alle dipendenze della organizzazione Todt. Inoltre, il 12 agosto 1944, un decreto del Duce impose il lavoro obbligatorio per le provincie di Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Verona e Rovigo per tutti gli uomini validi dal 14° al 60° anno di età.10

Il 28 ottobre, in occasione del ventennale della “Marcia su Roma”, il governo della Repubblica Sociale Italiana emanò una amnistia per i renitenti. Era il secondo atto di clemenza, dopo un primo emanato nel maggio del 1944, che prometteva clemenza ai renitenti, minacciati di morte con un altro bando del 18 febbraio 1944. Attraverso questi provvedimenti si sperava di reclutare abbastanza personale per soddisfare le esigenze tedesche di manodopera.

In seguito al decreto del Duce del 28 ottobre, in totale si presentarono 72.881 renitenti e sbandati, ma si trattò in gran parte di partigiani che, temendo di passare un altro inverno in montagna, si “imboscarono” nella Todt allo scopo di superare la difficile stagione in attesa di ritornare nelle proprie formazioni. A fine ottobre la polizia repubblicana segnalava che: “Da varie località è stato segnalato che numerosi sbandati e renitenti alla leva da qualche tempo scendono dalla montagna, forse per l’opportuna propaganda svolta dalle autorità locali e dai parroci, e rientrano nei rispettivi comuni al fine di regolarizzare la loro posizione sia militare che civile. Molti di tali elementi sono stati già ingaggiati da ditte ed enti che lavorano per conto dei Comandi Tedeschi. Si ha motivo di ritenere che parte di essi abbandoni la montagna e le formazioni partigiane per espliciti ordini impartiti dai comandi superiori del sedicente esercito di liberazione nazionale.”11

La cosa era diventata talmente evidente che Mussolini in persona, l’undici novembre 1944, mandò una circolare telegrafica a tutti i capi provincia con il seguente testo: “Prendete contatto coi Comandanti della Organizzazione O.T. locale a scopo di togliere dalla Organizzazione i troppi falsi operai che vi si sono imboscati per sottrarsi ai loro obblighi militari. Ambasciatore tedesco propone ed io concordo, che tale discriminazione sia fatta ad opera di una commissione composta dal Capo della Provincia, dal Federale e da un rappresentante dell’Associazione Combattenti.”12

Le statistiche del Ministero dell’Interno italiano danno un quadro abbastanza preciso relativamente al numero di operai impiegati dalla Organizzazione Todt.

Nel luglio 1944 nella provincia di Brescia gli operai erano 6559 pagati dalla Todt, 6640 dai comandi tedeschi e 441 dalla Paladino. A Milano, fino al 15 maggio 1944, la Todt aveva impiegato circa 20000 operai e 2500 erano stati fatti partire per la Germania. A Pavia, il 12 ottobre, vi erano 423 lavoratori nella Todt. Ad Aosta, a settembre 1944, erano 151. A Ferrara, a fine agosto 1944, erano 4611. A Cremona, gli operai controllati dalla Todt erano 2037 impiegati nell’agricoltura e 2336 nell’industria. A Cuneo, 2400 erano impiegati dalla Bauleitung Saluzzi Lagnasco, 200 nel campi di aviazione di Mondovì e 52 nella ditta Levaldigi Savigliano. A Genova il numero era arrivato a circa 15.000 operai divisi in un centinaio di ditte.
Il numero complessivo, a fine estate del 1944, era il seguente:
Alessandria 0, Aosta 151, Asti 100, Bergamo 2320, Bologna 7700, Brescia 11000, Como 400, Cremona 4373, Cuneo 3652, Ferrara 5000, Firenze 20000, Forlì 11000, Genova 15000, Imperia 19, Mantova 6000, Milano 20000, Modena 0, Novara 6870, Padova 1300, Parma 4340, Pavia 423, Piacenza 1100, Pistoia 4500, Ravenna 3813, Reggio Emilia 2500, Rovigo 400, Savona 10224, Sondrio 600, La Speza 8600, Torino 3406, Treviso 800, Varese 4850, Venezia 5000, Vercelli 350, Verona 6559, Vicenza 3121.    Totale 175.47113

I metodi della Todt per accaparrarsi operai e per pagare le ditte erano piuttosto disinvolti. Secondo un rapporto del prefetto di Lucca, del febbraio 1944: “La O.T. ha affidato i lavori a varie imprese col sistema della regia, ossia mediante il rimborso di tutte le spese sostenute per gli operai, maggiorate del 40% a titolo di tasse, spese amministrative e utili dell’azienda. Ciò evita la contabilità e la sorveglianza. E’ chiaro che con tale sistema tutto dipende dall’onestà e dalla coscienziosità delle imprese. Una di queste ha dichiarato: "Il Comando Militare Tedesco indica i lavori da eseguire ed incarica dell’esecuzione la O.T., la quale passa i lavori alle imprese italiane, con cui trattano direttamente. Chi paga le imprese italiane sono appunto queste imprese tedesche.”14 Il rapporto continuava segnalando come nella Todt venissero presi gli elementi più disparati, e quindi una serie di personaggi che non solo non erano dei veri operai, ma avevano approfittato della possibilità per evitare il servizio militare, e questo nonostante le segnalazioni e le proteste delle autorità locali italiane.

Inoltre la Todt allettava i lavoratori con paghe altissime. Secondo il Capo della Provincia di Sondrio, i braccianti impiegati nei lavori di sterro al passo Stelvio e al passo del Tonale, guadagnavano fino a mille lire al giorno. Spesso, inoltre, gli ingegneri dell’Organizzazione pagavano con fasci di fogli da mille appena stampati.
Le difficoltà con le autorità italiane, che erano costrette a subire la prepotenza dei dirigenti tedeschi della OT, si evince anche dalla lettera inviata da un dirigente della OT dell’Istria, che impose al prefetto di licenziare due lavoratori presi in carico dalla Questure senza il permesso della Todt stessa. “Accogliendo alle Vostre dipendenze degli obbligati al lavoro date aiuto ai disertori rendendoVi così punibili. Gli anzidetti operai devono tosto essere licenziati ed annunziarsi presso la Direzione delle Costruzioni della Organizzazione Todt, sez. Impiego Operai (miramar).”15

I comandi locali militari locali talvolta prendevano iniziative che andavano direttamente in contrasto con le leggi della RSI. Nel dicembre del 1944, nel cuneese, un ufficiale della Wehrmacht promise ai partigiani (anche ai disertori) che, se si fossero presentati, sarebbero stati inviati al lavoro, in Italia, senza alcuna sanzione.16 Al volantino era allegato un lasciapassare che diceva: “per coloro i quali si consegneranno colle loro armi al più vicino posto italo-germanico per tornare alle loro case e riprendere il lavoro in Italia. Il Comando Italo-Germanico ha preso accordi con il Governo Italiano e garantisce protezione e libero passaggio a chiunque si sarà presentato consegnando le armi.”

La stessa cosa successe sul Piave, dove il comando tedesco nel dicembre del 1944 affisse un manifesto secondo il quale anche i militari dell’esercito repubblicano potevano tranquillamente abbandonare i reparti e arruolarsi nella Todt.

Dovette intervenire il capo di gabinetto dei Graziani, colonnello Bocca, per far presente agli ufficiali tedeschi che i disertori non rientravano nel provvedimento di amnistia di Mussolini emanato il 28 ottobre.

Il 19 febbraio 1945 il colonnello Heggenreiner scrisse al Ministero delle Forze armate venendo incontro alle richieste degli italiani: “D’ordine del Comandante Superiore del Sud-Ovest mi permetto di comunicare in riferimento al suddetto foglio, che da parte del Commissario Supremo della Zona d’Operazione Litorale Adriatico è stata sbrigata la questione nel senso del Gruppo d’Armate. I Gruppi d’Impiego dell’Organizzazione Todt Alpi e Italia sono stati informati di mandare i soprannominati disertori al loro reparto di provenienza.” 17

Nonostante le proteste e gli interventi, forse solo simulati, dei comandi tedeschi, nel marzo del 1945 nella sola provincia di Modena erano ancora 3000 “i renitenti e i disertori che lavorano per i tedeschi”, come detto in un rapporto del Ministero delle Forze Armate.

Insomma la Todt era diventata una organizzazione che, grazie all’appoggio delle autorità militari tedesche, poteva emanare bandi, arruolare personale, decidere chi poteva fare il militare e chi poteva invece evitare la leva lavorando come civile. Evidentemente per i tedeschi la priorità era avere lavoratori, non militari italiani. Questa priorità venne ampiamente sfruttata dai giovani, tra i quali molti partigiani, che vedevano nella Todt una ottima opportunità per evitare le asprezze della guerra civile e rimanere, con pochi rischi, a lavorare vicino casa.

Per quanto riguarda le condizioni di lavoro, l’enorme quantità di cantieri, fabbriche e aziende agricole che lavoravano sotto l’egida della Todt non permette di dare delle risposte nette alla domanda. I 15.000 lavoratori della provincia di Genova, molto probabilmente, erano operai metallurgici che semplicemente lavoravano nelle ditte locali che i tedeschi definivano “protette”, ovvero che lavoravano per gli interessi economici degli occupanti. Le condizioni erano quindi quelle normali di tutte le fabbriche italiane che lavoravano per i tedeschi. Condizioni dure, ovviamente, ma prive di rischi. Diverso poteva essere il trattamento nei reparti che costruivano le fortificazioni vicino al fronte, oppure sull’arco alpino, dove alcune volte gli operai venivano mandati senza vestiario e attrezzature a svolgere faticosissimi lavori di sterro. Tuttavia era evidentemente considerato meglio che essere costretti al lavoro forzato in Germania o essere arruolati nell’esercito repubblicano.

La Todt si rivelò un efficacissimo sistema per lo sfruttamento del lavoro forzato, e diede un contributo fondamentale allo sforzo bellico tedesco.


Amedeo Osti Guerrazzi (2016)

nota 1
Paolo Savenago, Le organizzazioni Todt e Poll in provincia di Vicenza, Cierre, Verona, 2003, p.33.
nota 2
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, p.146.
nota 3
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.32.
nota 4
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.32.
nota 5
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, cit., pp.147-148.
nota 6
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.32.
nota 7
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.27.
nota 8
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, categoria A5G (II Guerra Mondiale), b.152.
nota 9
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, cit., p.147.
nota 10
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno RSI, Gabinetto, b.33.
nota 11
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.40.
nota 12
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno RSI, Gabinetto, b.43.
nota 13
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno RSI, Gabinetto, b.43.
nota 14
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno RSI, Gabinetto, b.43.
nota 15
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno RSI, Gabinetto, b.43.
nota 16
Archivio Centrale dello Stato, Ministero delle Forze armate RSI, Gabinetto, b.2.
nota 17
Archivio Centrale dello Stato, Ministero delle Forze armate RSI, Gabinetto, b.2.
AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Stalag
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.


Gemeinschaftslager
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.

si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Stalag
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.


Gemeinschaftslager
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.

si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.


AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.