Cronologia
1943
Inizia la cattura e la deportazione verso i campi di prigionia di migliaia di militari italiani. In brevissimo tempo gli Internati militari italiani (IMI) saranno utilizzati come manodopera forzata nell'industria degli armamenti, nello sgombero di macerie e in agricoltura.

Vengono creati i primi campi di transito e smistamento gestiti dalla Wehrmacht. Tra questi quello allestito nei presso della stazione ferroviaria di Sparanise in provincia di Caserta, dove vengono rinchiusi sia militari sbandati sia civili rastrellati in Campania e destinati al lavoro coatto.

In Italia iniziano ad operare anche le strutture del plenipotenziario Fritz Sauckel che si occupano del trasferimento in Germania dei lavoratori italiani, e quelle dell'Organizzazione Todt impegnate soprattutto nella edificazione delle opere di fortificazione e difesa militare alle spalle del fronte di guerra.
Dal reclusorio militare di Peschiera del Garda i tedeschi prelevano circa 1800 militari italiani. La maggior parte di questi detenuti si trovava in carcere già da tempo perché condannata dai tribunali militari italiani per diserzione o allontanamento arbitrio dal reparto. Due giorni dopo, 1.789 di loro saranno immatricolati nel campo di concentramento di Dachau.
Dal campo di concentramento di Cairo Montenotte i tedeschi prelevano tutti gli internati (990 uomini di nazionalità slovena e croata) e li trasportano a Mauthausen. In pochi mesi circa 200 di loro moriranno.
L'ex campo per prigionieri di guerra di Sforzacosta passa sotto l’amministrazione diretta dei tedeschi e viene rinominano “Interniertenlager Sforzacosta”. Già dal 30 settembre vi erano stati trasferiti i detenuti di altri campi. Successivamente lo saranno tutti i rastrellati della zona.

Mussolini approva le richieste tedesche di sottoporre a sanzioni chi non si presenta alle chiamate al lavoro. In una riunione il duce afferma che "in Italia ci devono essere solo due categorie di persone quelle in grigioverde e i lavoratori".

Circa 400 detenuti "slavi" vengono prelevati dal carcere di Parma e avviati in Germania per lavoro. La maggior parte di loro è destinata alle fabbriche della Krupp e della Tyssen nella zona della Ruhr.
