Prigionieri di guerra in Italia trasferiti nel Terzo Reich
Prigionieri di guerra britannici ceduti alla Germania
Dal campo n. 73 di Fossoli di Carpi ai campi di lavoro di Blechhammer, Heydebreck e Auschwitz
Tra il 19 e il 21 luglio del 1943, circa 2.370 prigionieri di guerra britannici catturati in Nord Africa e detenuti da tempo in alcuni campi italiani vengono “ceduti” alla Germania e, di conseguenza, trasferiti in alcuni campi di lavoro tedeschi dislocati in territorio polacco.
Grazie alle liste di trasporto rinvenute presso l'Archivio Storico della Croce Rossa Italiana conosciamo tutti i nomi dei prigionieri trasferiti, le date e i luoghi di partenza. Consultando alcuni documenti di fonte inglese sappiamo che la destinazione della maggior parte di loro fu il grande campo di Lamsdorf (Stalag 344) e alcuni dei suoi numerosi distaccamenti di lavoro.
Quello però che le fonti fin qui reperite non ci dicono sono i motivi di questa operazione. Perché l'Ufficio prigionieri di guerra del regio esercito italiano decise di “cedere” oltre duemila dei suoi prigionieri ai tedeschi? Si trattò di una normale collaborazione militare in tempo di guerra tra paesi alleati? Fu il frutto di una richiesta italiana tendente a decongestionare i propri campi sempre troppo affollati? Oppure la “cessione” fu conseguenza di una richiesta da parte della Germania che così si sarebbe assicurata nuova manodopera da utilizzare nella produzione bellica? O si trattava invece di una comune strategia militare - trasferire i prigionieri britannici in un luogo più sicuro - messa in atto congiuntamente dopo lo sbarco alleato in Sicilia? E questo dei 2.370 p.g. britannici fu l'unico caso di “cessione” o ve ne furono altri?
In attesa di reperire altre informazioni in grado di aiutarci a rispondere a queste domande, possiamo iniziare a tracciare alcuni percorsi di internamento. Descriveremo in particolare le vicende che hanno riguardato i 332 prigionieri trasferiti dal campo n. 73 di Fossoli di Carpi.1
Il 6 maggio del 1942 viene disposta l'apertura di un campo per 4 mila prigionieri di guerra a Carpi in provincia di Modena. Il campo - inizialmente composto da tende che sarebbero state almeno in parte sostituite da baracche nel corso dell'inverno 42-43 – arriverà a contenere oltre 5 mila prigionieri nel febbraio del 1943. Dal campo, cui viene assegnato il numero 73, dipendono anche alcuni distaccamenti di lavoro (taglio dei boschi per aziende forestali del modenese).
I prigionieri – quasi tutti di nazionalità britannica – giunti al campo n. 73 erano stati catturati nel corso delle campagne militari in Nord Africa e trasferiti in Italia seguendo un percorso che in genere prevedeva l'internamento in un primo campo sulle coste libiche, il successivo trasferimento via nave, la reclusione in un campo contumaciale del sud Italia e lo smistamento - non sempre definitivo - in un ulteriore campo.
Ad esempio, l'idraulico di Edimburgo Donald Henderson, geniere dell'esercito britannico catturato nel deserto libico il 27 maggio 1942 (battaglia di Gazala), viene trasferito in Italia prima presso il campo contumaciale n. 66 di Capua e poi, dal luglio 1942, al campo n.73 di Fossoli.2 Stanley C. Collins, di professione meccanico, nato a Londra e bombardiere della Royal Artillery, viene catturato a Tobruk il 21 giugno del 1942, trasferito al campo n. 87 di Cardoncelli (Benevento), e, dopo il ricovero in due ospedali a causa di una febbre malarica, trasferito nel dicembre 1942 al campo n. 73.3
Henderson
Dallo Stalag di Lamsdorf dipendevano centinaia di Kriegsgefangenen Arbeitskommando, vale a dire “campi di lavoro per prigionieri di guerra”. Secondo un rapporto inglese,5 nel febbraio del 1944 erano presenti a Lamsdorf circa 10 mila prigionieri inglesi mentre altri 9 mila si trovavano presso 255 campi di lavoro da esso dipendenti.
Da una prima e parziale analisi condotta esaminando alcuni Liberation Reports,6 sembra che i p.g. britannici siano stati in maggioranza destinati ai campi di lavoro dipendenti da Lamsdorf posti al servizio delle imprese chimiche tedesche. Si tratta dei Bau und Arbeitsbatallion BAB 21 e BAB 48, e dell'Arbeitskommando E 3 presso il sito industriale di Blechhammer Nord; dei BAB 20, BAB 40, E 769, E 711 ed E 711A posti all'interno dello stabilimento chimico di Heydebreck (o Blechhammer Sud); e, infine, del distaccamento di lavoro E 715 presso la fabbrica Buna-Auschwitz.
Il complesso industriale-chimico di Blechhammer - nei pressi della cittadina polacca della bassa Slesia di Sławęcice - venne edificato nel corso della Seconda guerra mondiale dalle industrie chimiche tedesche Oberschlesische Hydrierwerke AG (Blechhammer Nord) e I. G. Farben (Blechhammer Sud o Heydebreck), con l'obiettivo di produrre carburante sintetico derivato dal carbone per il rifornimento dei carri armati e degli aerei dell'esercito tedesco.
I lavori di costruzione della fabbrica denominata Buna, destinata alla produzione di gomma sintetica e di proprietà della I.G. Farben, ebbero inizio nel 1941 in un sito a circa sei chilometri di distanza dal campo di concentramento di Auschwitz.7
Tra il mese di marzo del 1942 e il 21 gennaio del 1945 negli Arbeitskommando di Blechhammer (Nord e Sud) lavorarono circa 2 mila p.g. britannici. Dei dieci prigionieri partiti da Fossoli di cui abbiamo consultato i Liberation Reports, ha dichiarato di aver lavorato a Blechhammer la metà : il geniere Donald Henderson, gli autieri John L. Hughes e John Yeats, il soldato semplice Harry Salter ed il carrista Eric Watson. Uno, Robert Cossar, indica come campo di lavoro l' Arbeitskommando E 715 di Buna-Auschwitz.8
Anche altri fonti confermano la consistente presenza a Blechhammer e a Buna-Auschwitz dei p.g. britannici “ceduti” dall'Italia alla Germania e partiti da Fossoli il 21 luglio del 1943.
Ad esempio, sappiamo che nel corso dei ripetuti e pesanti bombardamenti americani degli impianti chimici di Blechhammer e Buna-Auschwitz morirono due p.g. britannici arrivati da Fossoli e un terzo fu gravemente ferito. J. T. Taylor riportò diverse fratture a causa del bombardamento su Blechhammer del 2 dicembre 1944, incursione che provocò la morte di 30 p.g. britannici. In seguito al primo bombardamento alleato che colpì lo stabilimento della I.G. Farben a Buna del 20 agosto 1944 morirono invece Michael Black e Frederick Hughes.
In appendice a Auschwitz. A British Pow's eyewitness account,9 libro che ricostruisce la storia del soldato Arthur Dodd, uno dei p.g. “ceduti” alla Germania, partito dal campo di Laterina il 22 luglio 1943 e trasferito alla fine al campo di lavoro E 715, compare una lista di prigionieri britannici detenuti al campo di Buna-Auschwitz. Tra i nomi 12 sono di militari partiti da Fossoli: H. Burns, W. Cole, R. Cossar, J. Daniels, W. Deakin, W. Driscoll, L. Gordon Brown, F. Norman, G. O'Mara, C. Quartermaine, I. Rolls e V. Squires.
Anche nel corso della lunga e terrificante marcia di evacuazione dei p.g. britannici da Blechhammer di cui si dirà più avanti, morirono due dei prigionieri partiti dal campo n. 73 di Fossoli di Carpi: Aubrey F. Ogden (deceduto il 18 febbraio 1945) e Raymond Rogers (deceduto il 21 febbraio 1945).
Si possono trovare alcune informazioni sulle condizione di vita e di lavoro dei p.g. britannici nei campi di Blechhammer nei rapporti del Comitato Internazionale della Croce Rossa e nella documentazione a sostegno delle denunce per trattamento illegale (non conforme agli usi e costumi di guerra) cui sarebbero stati sottoposti i prigionieri britannici.
A Blechhammer i p.g. britannici lavoravano mediamente 10 ore al giorno per un totale di 55 ore alla settimana. Si riposava in genere dal sabato pomeriggio alla sera della domenica, ma in alcuni periodi il lavoro veniva interrotto solo una domenica ogni tre. I p.g. venivano retribuiti con circa 70 pfennig al giorno. Il lavoro da svolgere è descritto come “arduous”, ossia duro e faticoso.10
Diversi gli incidenti sul lavoro. E' il caso, ad esempio, di Harry Salter (numero 227 della lista di Fossoli) cui venne amputato l'indice della mano destra colpita da alcune schegge d'acciaio.11
Diverse testimonianze riferiscono di episodi di violenza fisica e verbale da parte delle guardie. Il p.g. Norman Liversedge descrive così il comportamento particolarmente aggressivo di un gruppo di guardie a vigilanza dell'Arbeitskommando BAB 21: “The guards of this company frequently beat up British prisoners for no reason at all. It was almost a daily occurrence for a prisoner to be knocked out. The guards would use their rifle butts in addition to kicking and striking prisoners. On one occasion Marine Tuck was beaten up by two guards and seriously injured. […] there must be a minimum number of prisoners to each working party. The result of this was that when there was a heavy sick list for the day prisoners who had reported sick and who had been excused by British M.O. were called upon to complete the strength of the working party irrespective of their physical condition. I have known cases where prisoners actually in the Sick Bay have been forced to leave their beds and join a working party”.12
Proibiti erano ovviamente i contatti con i numerosi altri prigionieri e lavorati civili. Accusato di aver avuto una relazione con una donna tedesca, un prigioniero britannico rimase in carcere per oltre quaranta giorni pur non avendo ricevuto alcuna formale accusa da parte tedesca.13
Ma la brutalità della guardie si spinse in alcuni casi fino all'omicidio.
Il soldato Thomas S. Blythe riferisce di due uccisioni avvenute ad Heydebreck. Della prima restò vittima un compagno di baracca, J. Gribbin, ucciso da una guardia per essersi rifiutato di svolgere un lavoro da lui considerato troppo pesante. Pochi giorni dopo venne ucciso l'artigliere Miller forse perché scoperto a fumare.14
Anche all'Arbeitskommando E 715 di Buna-Auschwitz si verificò un caso di omicidio di un p.g. britannico. Nel marzo del 1944 il caporale Reynolds fu ucciso a “sangue freddo” da una guardia del cantiere della I.G. Farben per essersi rifiutato di svolgere un lavoro considerato troppo pericoloso: salire in cima a una trave di ferro in condizioni meteorologiche difficili.15
In ogni caso, grazie al loro status e agli aiuti forniti dalla Croce Rossa Internazionale, i prigionieri britannici godettero di condizioni di vita e di lavoro relativamente discrete, e certamente migliori di quelle in cui versavano i prigionieri e i deportati di altre nazionalità.
La vicinanza – poche centinaia di metri – tra il campo di concentramento di Monowitz e l'Arbeitskommando E 715 di Buna-Auschwitz ha consentito ad almeno alcuni tra i prigionieri di guerra britannici qui reclusi di avere consapevolezza del trattamento riservato agli ebrei lavoratori schiavi della della I.G. Farben condannati ad essere sfruttati fino alla morte.
Seppure laconicamente vi allude Robert Cossar – partito da Fossoli e presente al campo E715 dal 20 settembre 1943 al 20 gennaio 1945 - nel suo Liberation Report, dove alla domanda se avesse qualche altra informazione da rendere nota risponde:”Il trattamento riservato ai prigionieri politici ed ebrei del locale campo di concentramento”.16
A partire dall'estate del 1944 i siti industriali di Blechhammer e di Buna-Auschwitz furono oggetto di ripetuti bombardamenti da parte dell'aviazione americana. Incursioni che, come già detto, provocarono la morte di molti p.g. britannici. In violazione di quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra, essi infatti non godettero mai di alcuna protezione e tutela dal pericolo. Nel corso dei primi raid aerei, le guardie tedesche giunsero persino a impedire ai p.g. britannici di abbandonare il posto di lavoro, autorizzazione concessa invece ai lavoratori civili tedeschi. Solo dopo molte proteste – e molti morti – i p.g. britannici riuscirono ad ottenere il permesso di costruirsi adeguate protezioni e allontanarsi dalla fabbrica in caso di allarme aereo. Non venne mai accolta invece la richiesta di spostare in luogo più sicuro e meno esposto i loro campi di lavoro.
Le continue incursioni aeree ma soprattutto l'avanzata verso ovest dell'esercito sovietico, costrinsero infine i tedeschi ad abbandonare i siti di Blechhammer e di Buna-Auschwitz.
Il 21 gennaio 1945 tutti i 2 mila prigionieri di guerra britannici presenti nei diversi campi di lavoro di Blechhammer vennero fatti incolonnare e partire per una marcia che sarebbe durata 13 settimane e li avrebbe condotti infine allo Stalag VII A di Moosburg, in Baviera, dove arrivarono il 12 aprile 1945.
I resoconti di questa marcia sono drammatici. E' ancora il marine Norman Liversedge a fornire un vivido resoconto: “The winter conditions were extremely severe. There was some 28 to 30 degrees of frost. Marching was an agony and before long many of the men were suffering from frost bite. […] We commenced the march with four days' rations and a Red Cross parcel. When this had been consumed we only received one meal per day consisting of soup and potatoes and sometimes some bread. We averaged some 15 miles per day […] I know of six prisoners who died from the effects of the march”.17
Tra i morti di questa marcia, come ricordato prima, anche due dei prigionieri trasferiti dal campo di Fossoli.
“In the course of this march I saw numbers of Jews, political prisoners and occasionally Russians, either left dead or dying by the side of the road”.18
“On day in the middle of March, 1945, the column was in Czechoslovakia and the Czechs would trow the prisoners food and cigarettes. On this day I left the column of march (to) pick up some bread which was thrown. Unteroffizier Menzel attacked me. He struck me with his rifle (which) broke when I became unconscious. He split open my skull. It was six weeks before I recovered from my injuries”.19
Il 29 aprile 1945 allo Stalag VII A di Moosburg i prigionieri di guerra britannici vengono liberati dall'esercito americano.
Janet Dethick e Andrea Giuseppini (2016)
Gli altri prigionieri di guerra ceduti e trasferiti in Polonia vengono prelevati dai campi di Laterina (317 pg partiti il 22 luglio 1943) e di Sforzacosta (primo scaglione 800 pg partito il 19 luglio 1943, secondo scaglione 772 p.g. partito il 20 luglio 1943, terzo scaglione 150 p.g. partito il 21 luglio 1943).
The National Archives (TNA), Liberation Report, WO 344/141/1
The National Archives (TNA), Liberation Report, WO 344/69/2
Più precisamente 307 p.g. vennero trasferiti allo Stalag 344 Lamsdorf, 4 allo Stalag 357 Kopernicus, 3 allo Stalag 4 B Mühlberg, 1 allo Stalag 3 A Luckenwalde. Due dei prigionieri di guerra partiti da Fossoli non compaiono nei documenti inglesi (TNA, Germany and German Occupied Territories. Imperial Prisoner of War, WO/392/1).
Per verificare la destinazione dei prigionieri di nazionalità neozelandese (7), australiana (5) e palestinese (1) presenti nella lista di Fossoli, andrebbe svolta una ricerca apposita su altre fonti.
The National Archives (TNA), War Office. Casualties (P.W.), 0103/5725/ 9 August, 1944, Official Reports on the Camps, WO 361/1871
I Liberation Reports sono brevi questionari fatti compilare dai Servizi segreti militari britannici denominati M.I.9 agli ex prigionieri immediatamente dopo la loro liberazione. Si tratta quindi di dichiarazione rese nell'immediatezza degli eventi. Per questa prima fase della ricerca abbiamo consultato 10 Liberation Reports.
Era al servizio delle industrie chimiche presenti a Blechhammer, Heydebreck e Buna-Auschwitz una grande quantità e varietà di campi di lavoro: campi di concentramento per ebrei (il più noto è quello di Monowitz adiacente alla fabbrica di Buna); campi per prigionieri di guerra di diverse nazionalità; campi di punizione; campi di lavoro per civili tedeschi non mobilitati; campi di lavoro per civili stranieri; ecc. Tra i campi di lavoro sono da ricordare quelli per civili italiani nei quali lavorarono diverse centinaia di operai, assoldati da alcune ditte italiane che riunite in consorzio avevano firmato un contratto per la fornitura di manodopera con la I. G. Farben (vedi Contratto per l'esecuzione dei lavori di costruzione in partecipazione con imprese germaniche, nei cantieri di Heydebrek, Blechhammer e Auschwitz, 1942, Roma Tipografia del Gianicolo).
I rimanenti quattro p.g. britannici del nostro campione hanno dichiarato di essere stati prigionieri o nello Stalag 344 di Lamsdorf (3 casi), oppure di aver lavorato dapprima in uno zuccherificio e poi in una miniera di carbone (1 caso). not
C. Rushton, Auschwitz. A British Pow's eyewitness account, Summersdale Publishers Ltd, ed. riv. 2013
The National Archives (TNA), International Red Cross Committee, Bau und Arbeitsbatallion 20, visited on the 29 April 1944 by Dr. Rossel and Dr. Lehner, WO 361/1871
The National Archives (TNA), Liberation Report, WO 344/276/2
“Le guardie di questa squadra percuotevano spesso i prigionieri britannici senza alcuna ragione. Accadeva praticamente ogni giorno che uno di noi venisse picchiato duramente. Per colpirci, usavano pugni, calci e l'impugnatura dei fucili. Un volta, il marine Tuck fu ferito da due guardie molto gravemente. […] in ogni squadra di lavoro doveva essere presente un numero minimo di prigionieri. Così, nei giorni in cui la lista dei malati era molto lunga i prigionieri che si erano definiti in cattive condizioni ed erano stati riconosciuti tali dall'ufficiale medico britannico (British M.O.) venivano ugualmente convocati perché integrassero la squadra, quali che fossero le loro condizioni di salute. So di casi in cui i prigionieri già in infermeria furono costretti a lasciare il loro letto e ad andare a lavorare” (TNA, Affidavit, Marine Norman Liversedge, London, 7 September 1945, WO 311/187).
The National Archives (TNA), International Red Cross Committee, Bau-und Arbeitsbatallion 21, visited 1 of May 1944 by Dr. Rossel and Dr. Lehner, WO 361/1871
The National Archives (TNA), Affidavit, Private Thomas Swinburne Blythe, Gosforth, 3 August 1945, WO 311/187
The National Archives (TNA), WO 309/1063
The National Archives (TNA), WO 344/74/1 compilato l'8 aprile 1945. Anche Robert W. Ferris e Reginald A. Hartland – tra i prigionieri di guerra britannici “ceduti” alla Germania partiti il 20 luglio 1943 dal campo n. 53 di Sforzacosta (Macerata) – ebbero come destinazione il campo di lavoro E 715 di Auschwitz. Nel 1947 sia Ferris sia Hartland furono chiamato a testimoniare contro la I.G. Farben al processo di Norimberga. Ferris fu anche testimone nel procedimento contro l'industria chimica tedesca celebrato a Francoforte sul Meno nel corso degli anni 50 su iniziativa di Norbet Wollheim, un avvocato ebreo deportato a Monowitz. Il processo si concluse con la condanna della I.G. Farben, obbligata, prima tra le aziende tedesche, a indennizzare i lavoratori forzati. Queste informazioni sono tratte dal sito www.wollheim-memorial.de/curato dal Fritz Bauer Institute di Francoforte. Sul quale compare tuttavia anche un'informazione imprecisa: quella in base alla quale i primi prigionieri britannici ad arrivare al campo di lavoro E715 sarebbero stati quelli ricatturati dai tedeschi in Italia dopo l'8 settembre 1943. Come qui ampiamente dimostrato i primi ad arrivare furono in realtà i prigionieri “ceduti” alla Germania prima ancora del 25 luglio 1943, per effetto dunque di un accordo tra Italia e Germania.
“L'inverno era molto rigido. Si arrivava a 28-30 gradi [Fahrenheit] sottozero. Marciare era un supplizio e in breve tempo molti prigionieri iniziarono ad avere sintomi di congelamento. […] Iniziammo a camminare con quattro razione giornaliere e un pacco della Croce Rossa. Finita questa scorta, ricevemmo solo un pasto al giorno costituito di una zuppa e di patate e solo talvolta un po' di pane. Facevamo in media 15 miglia al giorno […]. So che sei prigionieri morirono in seguito a questa marcia”. (TNA, Affidavit, Marine Norman Liversedge, London, 7 September 1945, WO 311/187).
“Nel corso di questa marcia ebbi modo di vedere molti ebrei, prigionieri politici e qualche volta russi, o ormai morti o abbandonati in fin di vita ai lati della strada”. (TNA, Affidavit, Captain Robert Robertson, Edinburg 26 October 1945, WO 311/187)
“Un giorno a metà marzo 1945, quando la colonna si trovava in Cecoslovacchia, i cechi gettarono ai prigionieri cibo e sigarette. Uscii dunque dalla colonna per raccogliere un po' di pane. L'Unteroffizier Menzel mi aggredì. Mi colpì con il fucile che si ruppe, e io persi conoscenza. Mi spaccò la testa, e passarono sei settimane prima che guarissi”. (TNA, Affidavit, Private James Sudds, Westminster, 14 November, 1945, WO 311/187.
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.
si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.
si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.