Gli organi della coercizione
Introduzione
Le varie agenzie per il reclutamento di lavoratori sul territorio sottoposto alla Repubblica sociale italiana (Todt, Paladino, Sauckel) spesso non erano sufficienti per convincere gli uomini ad arruolarsi e soprattutto non bastavano per soddisfare la sempre impellente necessità delle forze armate tedesche di manodopera per la costruzione di fortificazioni o per il mantenimento delle infrastrutture.
Era quindi necessario, soprattutto per la Wehrmacht e per la Luftwaffe, rastrellare forzatamente lavoratori da impiegare in loco, che in qualche caso potevano anche essere spediti in Germania. Le operazioni per il reclutamento forzato erano quindi svolte sia autonomamente da comandi o reparti tedeschi che avevano bisogno di uomini, oppure come risultato di operazioni di controguerriglia, oppure ancora per punire la popolazione civile in seguito a scioperi o a episodi di non collaborazione. Non sempre le retate avevano come scopo quello di utilizzare in Italia i lavoratori, spesso infatti le vittime venivano inviate in Germania, ma sempre allo scopo di utilizzarle come lavoratori coatti.
I principali responsabili di queste retate erano quindi le forze armate tedesche e quelle italiane (Brigate nere, Guardia nazionale repubblicana, Esercito nazionale repubblicano), nonché le questure della Repubblica sociale.
I primi rastrellamenti vennero effettuati nel Centro-Sud, da reparti in ritirata che necessitavano di lavoratori per eseguire i lavori sulla linea Gustav. Questi rastrellamenti, nonostante il tentativo da parte italiana di costituire una organizzazione ad hoc, la “Paladino”, continuarono fino alla liberazione di Roma e investirono tutte le provincie del Centro Italia. Le forme di coercizione erano molteplici.
Ad esempio il commissario prefettizio di Monterotondo (Roma), nel maggio del 1944 informò il prefetto che il locale comando germanico aveva imposto il coprifuoco punitivo al paese dalle ore 17 e aveva impedito ogni collegamento con il paese. Il motivo di questa punizione era dovuto al fatto che il comando tedesco aveva richiesto cento uomini da impiegare in lavori nelle zone bombardate, ma che non si era presentato quasi nessuno.1 D’altronde, continuava il funzionario di Monterotondo, i tedeschi utilizzavano metodi piuttosto spicci e rudi per ottenere la manodopera richiesta: “tutte le volte che occorrono uomini, il Comune è tenuto a fornire immediatamente e nella misura richiesta, diversamente, cominciando dal Podestà a finire all’ultimo degli spazzini, saranno presi e trasportati al lavoro.”
Il 13 maggio 1944 Coriolano Pagnozzi, del Gabinetto del Ministero dell’interno, segnalava che durante una operazione di rastrellamento operata da reparti tedeschi nel comune di Jenne (Roma), alla ricerca di prigionieri di guerra inglesi evasi, il paese venne circondarono e tutta la popolazione fu concentrata nei pressi del cimitero. Al termine dell’operazione furono presi sette giovani delle classi 1922-1925 e “consegnati al distaccamento della G.N.R. che al mattino successivo provvide al loro invio a Subiaco consegnandoli al 107° Battaglione Genio Lavoratori che li prese in forza.”2
I rastrellamenti venivano effettuati anche nelle grandi città. La più nota di queste operazioni fu quella operata a Napoli alla fine di settembre del 1943. Qui, il tentativo di catturare alcune migliaia di uomini da utilizzare per la costruzione di fortificazioni causò la rivolta della città, che riuscì a scacciare i reparti del XIV Corpo d’armata tedesco dopo quattro giorni di combattimenti.3 Nonostante la pericolosità di questa strategia, anche a Roma le forze armate tedesche operarono alcuni rastrellamenti indiscriminati di uomini per il lavoro obbligatorio. La prima avvenne il 27 ottobre 1943 continuando fino alla liberazione della città. Il questore di Roma Pietro Caruso, ancora il 3 giugno 1944, scrisse al Ministero dell’Interno che “Stamane alla Borgata Donna Olimpia da ufficio lavoro germanico, con elementi della Forza Pubblica richiesti Comando Forza Polizia, sono state prelevate circa 40 persone da ambo i sessi tra gli sfollati per essere avviati al servizio del lavoro.”4
Nell’Italia centrale le operazioni di rastrellamento furono continue. Il caso più clamoroso fu probabilmente quello di Palestrina, avvenuto il 7 maggio 1944, quando un reparto tedesco circondò il paese durante la notte, per poi rastrellare circa 2000 persone per avviarle al lavoro. La razzia, come spesso accadeva, si concluse con il saccheggio delle case.5
Anche nella provincia di Perugia si ebbero alcuni rastrellamenti di lavoratori. Il 28 marzo 1944, da Cascia, furono prelevate 118 persone che furono inviate nel campo di concentramento di Cinecittà.6
Nonostante le proteste italiane, il 9 maggio il Capo della provincia di Perugia scrisse a Pagnozzi che “in questi giorni reparti germanici antibande vanno effettuando totalitari indiscriminati rastrellamenti nelle vie e piazze di molti comuni della Provincia catturando centinaia di giovani delle classi dal 1927 al 1910 non aventi nella grande maggioranza obblighi militari ne adempienti al servizio del lavoro perché non ancora precettati. […] rastrellati vengono immediatamente trasportati con automezzi parte Perugia et parte ignota destinazione.”
Con il crollo del fronte sud, i rastrellamenti si spostarono verso la linea Gotica, la cui costruzione era necessaria per arginare l’avanzata degli Alleati. Così il 20 giugno 1944, il prefetto di Grosseto informò il Ministero dell’interno che soldati tedeschi avevano circondato il paese di Capalbio e avevano intimato al Delegato podestarile di riunire in piazza tutti gli uomini dai 15 ai 55 anni. “Dopo aver proceduto alla identificazione personale degli stessi ed a perquisizione di tutte le abitazioni civili, i militari suddetti fermavano 21 uomini in parte perché sprovvisti di documenti, in parte perché non avevano partecipato all’adunata. Questi fermati, a bordo di automezzi, venivano trasportati verso ignota destinazione.”7
Il rastrellamento indiscriminato di uomini da poteva avvenire anche per punire la popolazione di una località dopo un attacco partigiano. A Brisighella (Ravenna), nel luglio del 1944 un intero battaglione del Genio lavoratori aveva disertato, sembra, a causa di un attacco partigiano che aveva disarmato gli ufficiali. Subito dopo il comando SS di Forlì, arrivato a Brisighella, arrestò circa 200 persone, in parte funzionari pubblici ed anche del Partito, inviandoli a Bologna da dove sarebbero stati trasferiti in Germania.8 Più o meno con la stessa modalità furono presi a Brusasco (Torino), il 23 aprile 1944, 26 giovani, come rappresaglia per la morte di un ufficiale tedesco ucciso dai partigiani.9
Le razzie potevano avvenire anche senza un motivo chiaro. A Cervia, sempre nel luglio del 1944, la Gendarmeria tedesca rastrellò circa 30 persone, dai 15 ai 65 anni, che sembra furono inviate in Germania. Il Capo della provincia, protestando con il Ministro dell’interno, lo definiva una “vera e propria razzia di uomini.”10 A Giaveno (Torino), il 21 maggio 1944 “giungeva piazza […] proveniente Avigliana autocarro militare con circa 10 soldati tedeschi. Predetti militari appena giunti sparavano in aria alcune raffiche armi automatiche e poscia procedevano al fermo et caricavano su automezzo circa 10 giovani di varie classi.” Due di essi tentarono di fuggire ma furono uccisi con un raffica di mitra.11 I rastrellamenti per il lavoro forzato potevano raggiungere anche dimensioni di massa. A Piacenza, nel novembre del 1944, il Comando Piazza tedesco rastrellò circa mille individui “per essere adibiti al lavoro.”12
Il 2 luglio 1944, a Milano, durante la partita di calcio Milan-Juventus, le uscite dello stadio “San Siro” furono sbarrate da soldati tedeschi che raggrupparono tutti i giovani delle classi dal 1916 al 1926. Dopo il controllo dei documenti, circa 300 uomini furono caricati su dei camion e portati via.13
Un altro caso di razzia senza un motivo apparente se non quello di reclutare manodopera forzata, fu quello avvenuto a Lonato in provincia di Brescia nel settembre 1944. Qui un gruppo di 19 persone, dieci delle quali minorenni, furono arrestate per una presunta “attività sovversiva”. In realtà i ragazzi furono presi soltanto per essere poi inviati in varie fabbriche tedesche, dove rimasero fino alla fine della guerra. (vedi la scheda "I 19 arrestati di Lonato")
Ovviamente anche chi scappava dai cantieri della Todt veniva considerato un “disertore”, e come tale veniva ricercato. A Gallarate, nel luglio del 1944: “Il giorno 17 corrente alle ore 22.30 un reparto di militari tedeschi dell’S.S., dopo aver eseguito ispezioni negli esercizi pubblici di Gallarate allo scopo di rintracciare elementi assentatisi arbitrariamente dall’organizzazione Todt, rastrellavano nell’abitato di Gallarate un numero imprecisato di individui, tra i quali il titolare ed il gerente dell’albergo ristorante della stazione, Bianchi Guido di Emilio e Macchi Luigi di Paolo.”14
Oltre ai tedeschi, anche le forze armate della Rsi operavano rastrellamenti per fermare i renitenti alla leva e al lavoro obbligatorio. Ad esempio il 7 luglio 1944 a Sant’Angelo Lodigiano (Lodi), un reparto composto da Gnr, legione autonoma “Ettore Muti” e polizia circondò il paese fermando 30 persone della cui sorte non si hanno notizie.15
A Genova, nell’estate del 1944, si arrivò a bloccare i rifugi antiaerei, per rastrellare “appartenenti alle classi 1920, 1921 e 1926 (I° semestre) e per gli eventuali disoccupati da inviarsi alla O.T.”16
Migliaia di uomini operai furono inoltre deportati dome forma di punizione dopo uno sciopero. Uno casi più noti fu quello di Genova, avvenuto nel giugno del 1944. Qui alcune migliaia di operai delle fabbriche Cantieri, Siac, Piaggio ed altre, scesero in sciopero il 13 giugno. “dopo tre giorni dal breve sciopero – si legge nella sentenza di condanna del Prefetto di Genova, Carlo Basile – che poi era stato prolungato. Verso le ore 14 si presentò un nucleo di SS e di agenti che indiscriminatamente, prelevarono più di 1800 operai, tecnici ed ingegneri. […] senza tener conto né di età, né di condizioni di salute.”17 Gli operai furono caricati su gli autobus di linea e portati alla stazione ferroviaria di Campi e poi fatti partire, complessivamente 1488 lavoratori, verso Mauthausen.18 Dopo tre mesi, i deportati furono smistati in alcuni sottocampi. A Genova, le autorità della Repubblica sociale collaborarono attivamente nell’arresto e nella deportazione dei lavoratori, specie per iniziativa del prefetto Basile.
Le operazioni antipartigiane della Wehrmacht portavano spesso al rastrellamento di uomini che venivano poi inviati al lavoro coatto in Germania. Ad esempio a Rho (Milano), il 28 ottobre 1944, la Gnr locale, in collaborazione col comando militare tedesco, “effettuava un rastrellamento in Rho e frazioni Passirana – Mazzo e Terrazzano fermando 290 persone delle quali venivano trattenute n.36 perché renitenti, disertori e mancanti alla chiamata. Questi ultimi al mattino successivo a cura del suddetto Comando Germanico venivano accompagnati alle carceri di S. Vittore di Milano per essere inviati in Germania come lavoratori.”19
Oltre ai tedeschi, anche i reparti fascisti, per ordine diretto di Mussolini, rastrellavano uomini durante le operazioni antipartigiane, allo scopo di costringerli al lavoro oppure per farli deportare in Germania. Nel luglio del 1944 Mussolini decise di sferrare un duro colpo alla Resistenza piemontese. L’operazione militare, condotta da reparti italiani, aveva come scopo quello di distruggere la “Vandea partigiana”, ovvero il Piemonte. Gli ordini alle truppe prevedevano che:
“1) i banditi catturati durante e dopo il combattimento con o senza armi devono essere passati immediatamente per le armi; 2) gli sbandati, i renitenti, i disertori comunque catturati con le armi devono essere del pari passati per le armi; 3) gli sbandati, i renitenti, i disertori catturati disarmati verranno avviati in Germania; 4) gli sbandati, i renitenti, i disertori che si presentano spontaneamente potranno scegliere fra il lavoro ed il servizio militare in Italia.”20
Dal 29 luglio al 30 settembre 1944, i reparti fascisti, oltre ad uccidere 816 persone e a ferirne 117, arrestarono 807 “sospetti favoreggiatori” e 824 renitenti alla leva. Il destino di queste persone non è esplicitato nei rapporti fascisti, ma sicuramente furono inviati ai lavori forzati in Italia o, più probabilmente, in Germania.
Nel periodo tra il settembre del 1943 fino alla fine della guerra, quindi, tutte le forze armate tedesche e fasciste furono impegnate nella caccia all’uomo per reclutare lavoratori forzati. Per quanto riguarda le vittime chiunque, senza riguardi per l’età, la condizione sociale, le convinzioni politiche, poteva essere preso in una di queste operazioni. Antifascisti, ebrei, partigiani, operai, contadini, impiegati e funzionari statali, perfino iscritti al Partito fascista, rischiavano di finire in una retata, ed essere spediti o in un campo di lavoro in Italia, oppure in un campo di concentramento e lavoro in Germania. Anche lavorare in una azienda “protetta”, ovvero in una di quelle ditte che lavoravano direttamente per i tedeschi, oppure nella Todt, non garantiva al cento per cento dal rischio di finire in una qualche razzia. Da questo punto di vista, ogni distinzione tra lavoro volontario o coatto, ogni diversificazione tra le varie categorie di deportati o di lavoratori, diventa terribilmente problematica. Per tedeschi e fascisti, ciò che contava erano le braccia da impiegare, e molto spesso non si facevano alcuno scrupolo nel costringere le persone a lavorare per loro.
Amedeo Osti Guerrazzi (2017)
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1993, pp.132-133
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1993, p. 172
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Sullo sciopero Irene Guerrini, Marco Pluviano, La deportazione politica nei campi di concentramento e il lavoro coatto nel Reich, in M. Elisabetta Tonizzi – Palo Battifora (a cura di), Genova 1943-1945. Occupazione tedesca fascismo repubblicano, Resistenza, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2015, pp.235-264. La testimonianza di Giovanni Agosti, operaio deportato, in https://storiedimenticate.wordpress.com/2012/06/16/genova-la-deportazione-degli-operai-16-giugno-1944/
Archivio centrale dello stato, Ministero dell’Interno, cat. A5G II GM, b.152
Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, I 1, b.6, le sottolineature sono nel testo originale
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.
si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.
si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Fritz Sauckel, nato nel 1894, era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.