L'organizzazione del lavoro forzato in Italia (1943-1945)

Le agenzie tedesche per lo sfruttamento del lavoro forzato in Italia nell’autunno del 1943


L’occupazione della Penisola italiana tra il 9 ed il 10 settembre da parte della Wehrmacht rappresentò una grande occasione per mettere le mani su milioni di lavoratori.

Circa ottocentomila militari finirono nelle mani dell’esercito, che li trasferì nei Lager in Germania e in Polonia in attesa di decidere che cosa farne. Nelle prime settimane dell’occupazione, inoltre, nel vuoto di potere determinato dal crollo del Regno d’Italia e dalla mancanza di un governo collaborazionista (con Mussolini in Germania fino al 23 settembre nelle mani dei tedeschi), fu la Wehrmacht ad avere il governo “de facto” dei territori occupati.

Teoricamente, il potere civile in Italia era stato affidato all’ambasciatore Rudolph Rahn, con un “Ordine del Führer” del 10 settembre 1943. Con questo ordine, il “Governo nazionale fascista” (come veniva chiamato allora il territorio occupato, dove non esisteva alcun reale governo italiano), veniva ufficialmente riconosciuto dal Reich, e quindi garantendo al Ministero degli esteri tedesco il controllo sul nuovo stato fascista, tramite appunto il plenipotenziario in Italia Rahn1. Teoricamente Rahn avrebbe avuto il potere di governare l’Italia tramite i prefetti, che avrebbero dovuto eseguire le istruzioni dei suoi incaricati.

Pochissimi giorni dopo, tuttavia, anche i militari istituirono la loro amministrazione. Il capo di stato maggiore della Wehrmacht, Wilhelm Keitel, diede ordine di creare una amministrazione territoriale su tutto il territorio occupato, tramite dei comandi di presidio nelle città principali e dei comandi di piazza in quelle minori. Anche questi comandi dovevano lavorare in collegamento con le esistenti autorità civili italiane. Il 14 settembre il generale Rudolf Toussaint divenne il comandante dell’amministrazione militare territoriale. Toussaint creò quindi a partire da ottobre una serie di comandi territoriali, le Militärkommandanturen, che avevano la gestione di territori corrispondenti grosso modo alle provincie. Il comandante dell’amministrazione militare territoriale divenne il centro del controllo tedesco sull’Italia, ed aveva il compito di “sostanzialmente di operare come amministrazione di controllo nei confronti del governo italiano indipendente sul piano costituzionale ed internazionale.”2

Toussaint non aveva alcun potere però sulle zone annesse “de facto” dal Reich, ovvero la zona d’operazioni Prealpi e il Litorale Adriatico, una serie di provincie poste dall’undici settembre agli ordini di due Gauleiter (capi locali del Partito nazista), Franz Hofer e Friederich Rainer. Da queste due “zone d’operazioni”, venivano escluse sia le autorità italiane che le autorità militari.

Dal 10 ottobre 1943, inoltre, le provincie a sud di Roma furono assegnate al comandante supremo del fronte sud, ovvero al Feldmaresciallo Albert Kesselring, che aveva la facoltà di emanare ordini in campo civile e militare.

Oltre alla Wehrmacht e al Ministero degli esteri, si installarono in Italia anche tutti le altre istituzioni economiche e politiche tedesche, quali il rappresentante del Piano quadriennale di Goering, l’inviato del Ministero degli armamenti di Speer (quindi la Todt) e l’inviato di Sauckel per l’impiego della manodopera. Tutte queste agenzie entrarono in competizione tra loro per lo sfruttamento del lavoro forzato.

Tutta questa sovrapposizione di ordini apparentemente in contraddizione tra loro, creò una situazione di caos generalizzato, che si aggiungeva allo stato di totale confusione delle prime settimane dell’occupazione dovuto alla mancanza di uno governo italiano e di istituzioni a cui i cittadini italiani potessero rifarsi con certezza. A quali ordini, a quali leggi, a quali istituzioni si doveva obbedire?

Ad esempio il 16 settembre il “Comando delle Forze Armate del Reich occupanti la Città di Milano” fece pubblicare sul quotidiano “Il Corriere della Sera”, un comunicato in 11 punti: “1) Le officine nei territori dell’Alta Italia occupati dalle Forze armate del Reich sottostanno alle leggi germaniche riguardanti l’economia bellica. 2) Tutte le aziende industriali e commerciali sono tenute a riprendere immediatamente la loro attività. 3) Tutte le ditte dall’Alta Italia che occupano 1000 e più operai sono tenute a presentarsi presso il Reparto Commerciale del Consolato Generale di Germania, istituito provvisoriamente presso l’Albergo Principe e Savoia a Milano per ritirare un questionario. 4) Tutte le scorte di materie prime, di semilavorati e di prodotti finiti devono essere inventariate sommariamente e denunciate al Reparto Commerciale del Consolato Generale di Germania entro 10 giorni dal ritiro del predetto questionario e comunque non oltre il 30 settembre 1943. 5) Le suddette ditte indicheranno per quanti giorni ancora dispongono di combustibili, quale è il loro fabbisogno giornaliero nonché il loro normale fornitore. […] 8) Tutti i dirigenti degli stabilimenti industriali saranno confermato dal Consolato Generale di Germania. Essi sono personalmente responsabili dell’andamento dello stabilimento ad ogni singolo affidato.”3

Un ordine del comando militare, quindi, veniva però messo in pratica dal Consolato generale, un classico caso di confusione tra i poteri civili e militari.

In questo primissimo periodo, tuttavia, fu la Wehrmacht ad avere il maggior peso nella politica di sfruttamento del lavoro coatto. La strategia tedesca, a settembre, era comunque quella di utilizzare gli uomini rastrellati nelle zone vicine al fronte, allo scopo di costruire le fortificazioni necessarie per fermare l’avanzata degli Alleati. Sembrava inoltre più facile convincere i lavoratori a presentarsi, o almeno a non fuggire, se fossero stati impiegati vicino alle loro case ed infine, tenendo conto che la Wehrmacht aveva fatto circa 800.000 prigionieri tra i militari italiani, trasferiti nei Lager in Germania ed in Polonia, questi civili erano più utili nella Penisola piuttosto che nel Reich. Infine, bisogna tener conto che mentre l’esercito era già massicciamente presente in Italia, le altre agenzie tedesche ebbero bisogno di tempo per portare i propri uffici e i propri rappresentanti, e per organizzare la propria rete a sud delle Alpi.

Il 17 settembre Keitel emanò un ordine rigoroso con cui i comandanti in capo delle truppe tedesche in Italia furono invitati a dare la caccia ai lavoratori. Per realizzare questa direttiva Keitel aveva "dato ordine di prendere tutte le misure necessarie”.4


In conseguenza di questi ordini, e nella previsione di uno sgombero dell’Italia meridionale a causa dell’avanzata degli Alleati, il XIV corpo d’armata corazzato tedesco, schierato nella zona di Napoli, cominciò una serie di operazioni di “caccia agli schiavi”, secondo la terminologia della Wehrmacht. Tra il 20 ed il 27 settembre, le truppe tedesche avevano rastrellato 18.000 uomini, trasportati nei campi di smistamento, da utilizzare come lavoratori coatti.5
I rastrellamenti nella città di Napoli, come è noto, non si conclusero molto bene. I metodi estremamente brutali della Wehrmacht portarono all’insurrezione generale della città e costrinsero l’esercito tedesco a ritirarsi precipitosamente.

La zona di Napoli non fu l’unica interessata dai rastrellamenti selvaggi di questo primo periodo di occupazione.

Sempre Kesselring ordinò, il 22 settembre, lo sgombero delle zone della costa occidentale tra Napoli e Livorno per una profondità di 5 chilometri. Gli sfollati avrebbero inoltre dovuto essere costretti a costruire le fortificazioni. Il 4 ottobre il XIV Corpo d’armata corazzato emanò un ordine di evacuazione dalla zona compresa tra la linea del fronte e i cinque chilometri a nord, sempre allo scopo poi di utilizzare gli uomini evacuati per i lavori di fortificazione.

Tra settembre ed ottobre, tutte le zone dell’Italia centrale, Lazio, Marche ed Abruzzo, furono investite da questi ordini di evacuazione e dai rastrellamenti di uomini per il lavoro forzato. Entro il 10 novembre soltanto nel settore del XIV Corpo d’armata corazzato furono evacuati 35.000 civili.6

Sui metodi estremamente brutali per mettere in pratica questi ordini esistono numerosi rapporti da parte delle autorità italiane. Ad esempio il 13 ottobre 1943 il reparto tedesco di stanza ad Ariccia arrestò un numero imprecisato di civili trasferendoli prima nel campo di concentramento di Bracciano, e poi in quello di Ostia.

Tali metodi non si modificarono per tutto il periodo dell’occupazione. Il primo maggio, secondo il prefetto di Roma, “reparti germanici, al comando di Ufficiali superiori, si recarono nel comune di Jenne (Prov. Di Roma) per rastrellare prigionieri inglesi evasi dai campi di concentramento. Tutta la popolazione nel termine di mezz’ora venne concentrata nei pressi del Cimitero, dove furono fatti affluire anche il Comandante del distaccamento G.N.R. ed i suoi dipendenti. Verso le ore 18 la popolazione venne fatta rientrare e 7 giovani delle classi dal 1922 al 1925 furono trattenuti e consegnati al distaccamento della G.N.R. che al mattino successivo provvide al loro invio a Subiaco consegnandoli al 107 battaglione Genio lavoratori che li prese in forza.”7

Nell’autunno del 1943, i tedeschi tentarono di convincere le autorità italiane a collaborare. Il 18 settembre il colonnello Montezemolo, del Comando della Città Aperta di Roma fu invitato dal comandante di piazza dell’Urbe, il generale Rainer Stahel, ad una riunione riguardante “la questione dei battaglioni di lavoratori.”8
Il 20 settembre il Comando supremo dell’armata Sud della Wehrmacht creò un ufficio specifico “per l’impiego della manodopera italiana”, agli ordini del colonnello Zimmermann. Tale ufficio avrebbe dovuto creare delle unità di lavoratori, composte complessivamente da 60.000 uomini, con la collaborazione dei prefetti italiani. Queste unità avrebbero dovuto essere messe a disposizione dei vari reparti della Wehrmacht, ed essere composte dagli uomini delle classi 1910-1925, richiamati con speciali bandi dai prefetti. I 60.000 avrebbero dovuto essere reclutati in tre fasi successive fino ad arrivare alla cifra stabilita. Nel caso i prefetti non avessero obbedito, Kesselring in persona minacciò rastrellamenti e alte ammende alla popolazione civile.9

Il 22 settembre, il prefetto di Roma, Di Suni, pubblicò un bando per il richiamo delle classi 1921-1925 al lavoro obbligatorio per i cittadini delle provincie del Centro Italia. Il vitto era fissato in otto lire al giorno, con vitto e alloggio gratuiti. Oltre alla paga, alle famiglie venivano assicurate 20 lire al giorno per il coniuge, 10 lire per ogni genitore a carico e 5 lire per ogni figlio. Ogni lavoratore doveva presentarsi con una coperta, biancheria di ricambio, scarpe e stoviglie. I contravventori sarebbero stati puniti ai sensi del Regio decreto 31 ottobre 1942 n.1611.

I risultati furono assai scarsi: il 26 settembre 1943 Kesselring in persona scrisse al Ministero dell’Interno italiano, allora retto da un commissario, lamentando che nonostante gli “ordini” fossero stati dati in maniera assai chiara, “il 25 settembre non vennero messi a disposizione i lavoratori in conformità coi termini stabiliti.” Di conseguenza Kesselring richiese di aumentare la cifra dei lavoratori di 30.000 unità.10

Il Ministero italiano rispose con una lunga relazione nella quale la spiegazione per i pessimi risultati erano indicati in “Il bando è stato pubblicato troppo presto, dopo i dolorosi avvenimenti dei giorni 9-12 settembre e il conseguente disorientamento generale provocato dal precipitoso scioglimento dell’Esercito Italiano.

Gli incidenti numerosissimi provocati dalle truppe germaniche hanno in molte località terrorizzata la popolazione. Le requisizioni di ogni genere e in particolare di automotomezzi e carburante, anche presso le Prefetture, le interruzioni telegrafiche, telefoniche e ferroviarie, il disarmo in molte località dei Carabinieri e delle Forze di Polizia, hanno creato una tale disorganizzazione nelle Provincie, con conseguenti gravissime difficoltà da superarsi da parte dei Prefetti per la pubblicazione, diffusione del bando e relativa esecuzione dello stesso, anche con la forza. La convinzione di tutti che i lavoratori arruolati sarebbero stati inviati in zona di operazione oppure in Germania, e addirittura in Polonia o in Russia, ha fatto si che la massa dei lavoratori delle classi chiamate si è allontanata dalle proprie residenze e si è data alla macchia. Contemporaneo arruolamento nella M.V.S.N. e ingaggio dei lavoratori per la Germania con rimunerazione molto elevata. La paga prevista è nettamente insufficiente ai normali bisogni specie per chi ha famiglia a carico.”11

Insomma gli italiani risposero ai tedeschi rimproverandoli prima di aver creato il caos e di aver terrorizzato la popolazione, per poi richiedere l’arruolamento volontario tramite quelle istituzioni italiane alle quali avevano levato i mezzi. Come risultato, invece dei 60.000 richiesti, i lavoratori presentatisi erano stati 3.020 volontariamente e 4.157 presi sul campo dai tedeschi.

Anche nei giorni successivi, il tentativo da parte delle autorità italiane di operare con la forza furono un fiasco. Il 30 settembre, il Comando della Città Aperta di Roma aveva operato alcune retate, nei ristoranti del centro, sui treni in partenza e nell’Ufficio dell’anagrafe, ma aveva preso in totale solo 21 persone.12

Si trattava ovviamente di militari sfuggiti ai rastrellamenti della Wehrmacht subito dopo l’occupazione o giovani renitenti alla leva.

Nei giorni successivi, tra il 24 settembre ed il 4 ottobre furono arruolati 16.000 uomini, dei quali 11.325 restituiti immediatamente agli italiani perché indispensabili alla produzione bellica, 3.577 esonerati per motivi di salute e 936 effettivamente impiegati.13

Di fronte a tali umilianti fallimenti, le forze armate tedesche decisero di usare la maniera forte, e a Roma si verificarono alcuni rastrellamenti indiscriminati (27 ottobre 1943), che ebbero come risultato quello di accrescere la diffidenza della popolazione nei confronti dei tedeschi e del loro “cameratismo del lavoro.”

Il responsabile dell’amministrazione del comando superiore Sud della Wehrmacht, il colonnello Seifahrt, con una lettera del 19 novembre al Ministero dell’interno italiano, propose allora di togliere le carte annonarie ai giovani che si sottraevano al lavoro.

Il 21 novembre, il generale Francesco Paladino, che nel frattempo aveva creato un Ispettorato Generale del Lavoro, di cui si parlerà più avanti, salì a Gargnano per incontrare Mussolini in persona, assieme ad un non meglio specificato “Generale tedesco esperto del servizio del lavoro”, forse si trattava del colonnello Seifahrt in persona.

Molto probabilmente Mussolini aveva voluto conoscere meglio come stava lavorando l’Ispettorato e quali fossero i rapporti con le organizzazioni tedesche. In questa riunione fu discussa l’idea di togliere le carte annonarie a chi non si arruolava nell’Ispettorato o nella Todt, idea che Mussolini approvò con grande entusiasmo. “Il rappresentante dell’Ispettorato per il Servizio del Lavoro rileva che l’arruolamento degli operai per il Servizio stesso non dà i risultati voluti: necessita, quindi, applicare al più presto quanto ha formato oggetto di decisione nella riunione precedente: concedere ai lavoratori e soltanto a chi lavora i supplementi attualmente in vigore. In un secondo tempo si provvederà a concedere i supplementi anche alle famiglie, nonché a togliere le carte annonarie a chi non lavora e famiglie. Fa presente che il DUCE, al quale è stata sottoposta, il 21 novembre u.s. la questione, ha dato la Sua piena approvazione aggiungendo che attualmente nella Nazione vi devono essere solo due categorie di italiani: quelli in grigioverde ed i lavoratori.”14

Il 29 novembre si tenne una ulteriore riunione presso l’ambasciata tedesca di Roma, presenti il nuovo comandante della piazza Kurt Mälzer, il tenente colonnello Seifarth, il console Eitel Möllhausen per i tedeschi e Coriolano Pagnozzi, Tullio Tamburini (capo della polizia), il colonnello Bocca (segretario generale dell’Esercito), il prefetto di Roma, Vittorio Rolandi Ricci e un colonnello di rappresentanza del generale Francesco Paladino. Gli italiani dovettero subire una violenza sfuriata di Möllhausen, il quale disse che mentre i soldati tedeschi si battevano, i “giovani italiani non fanno letteralmente nulla.” Rolandi Ricci propose allora di levare la carta annonaria agli operai e alle loro famiglie che non si presentavano al lavoro. Möllhausen approvò la proposta, ed il primo dicembre, in prefettura, ci fu una nuova riunione ristretta alle sole autorità italiane. In essa si decise di attuare l’esperimento di eliminare le carte annonarie soltanto ai cittadini romani.

Il 9 dicembre venne decretato il lavoro obbligatorio per tutti i romani “atti al lavoro”, pena il ritiro della tessera. Entro Natale venne istituita una nuova anagrafe dei lavoratori e cominciò il censimento che doveva terminare entro il 31 dicembre.15 Come è noto, il censimento non andò a buon fine.

Oltre alla Wehrmacht, anche l’organizzazione di Fritz Sauckel tentò di racimolare lavoratori italiani, allo scopo però di trasferirli in Germania. Tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, specialmente a Roma, cominciò una campagna di propaganda per l’arruolamento volontario, con un proclama di Kesselring in persona “Ai Lavoratori Italiani”: “In questi ultimi giorni molti lavoratori italiani che già avevano lavorato in Germania e che passavano le loro vacanze in Italia, si sono presentati agli uffici germanici a Roma e hanno chiesto di poter tornare in Germania ai loro vecchi posti di lavoro. Nell’occasione hanno fatto capire che era loro desiderio ritornare ad un tenore di vita ordinato. Essi sanno che nella Germania nazionale veramente socialista, che attualmente sostiene una lotta gigantesca per una nuova Europa, essi avevano trovato un giusto trattamento, assistenza ed equo compenso che assicuravano a loro stessi e alle loro famiglie buone condizioni di vita. Tutti questi lavoratori possono ora, com’è loro desiderio, tornare in Germania. Inoltre possono presentarsi per chiedere di lavorare in Germania anche quei lavoratori dell’industria e dell’agricoltura che ancora non hanno lavorato in Germania. Essi verranno accolti al pari dei centomila italiani che già hanno trovato oltre Alpe lavoro e pane, con quello spirito di giustizia nazionale e socialista che distingue la nuova Germania. Essi vivranno coi loro camerati tedeschi e con quei milioni di liberi lavoratori di tutti i paesi del nostro continente quella comunanza che un giorno sarà il fondamento della nuova Europa dei lavoratori e dei contadini. Lavoratori italiani, presentatevi per il libero lavoro in Germania come già hanno fatto centinaia di migliaia di italiani prima di voi. Presentatevi agli uffici di arruolamento in Via Tasso n.155. Colà riceverete un permesso per entrare in Germania il quale vi dà in pari tempo diritto di usufruire gratuitamente della ferrovia. Non è necessario che abbiate un passaporto italiano o un visto per lasciare l’Italia. Voi andate in Germania come liberi lavoratori e ritornerete come liberi lavoratori nella vostra Patria.”16

Nell’autunno del 1943, come si vede, la situazione era estremamente confusa. A Roma, ad esempio, l’ufficio arruolamenti per la Todt, la Sauckel, e per l’organizzazione italiana Paladino, si trovava in un unico edificio, in piazza dell’Esquilino. Ai lavoratori disoccupati che venivano convocati si chiedeva se volevano andare in Germania. Se accettavano venivano mandati all’ufficio Sauckel, se rifiutavano, venivano inviati all’ufficio della Todt o della Paladino.17

Il tentativo di convincere i lavoratori a presentarsi volontariamente si concluse con un fiasco abbastanza clamoroso. A Roma si presentarono soltanto 1000 persone in dodici giorni, rispetto ai 100.000 disoccupati che, secondo il Partito fascista, vivevano nella Capitale e quindi erano teoricamente disponibili.

Ovviamente questo tipo di politica non poteva funzionare, ed anche se alcuni ufficiali della Wehrmacht continuarono a rastrellare uomini e ad obbligarli nei lavori di fortificazione, i vertici militari e politici tedeschi si resero ben presto conto che era necessario utilizzare ciò che restava dell’apparato amministrativo italiano e il nascente fascismo repubblicano allo scopo di trovare la manodopera necessaria alle esigenze belliche.

Il primo ottobre 1943 il plenipotenziario Rahn si incontrò con Rommel e Toussaint sul lago di Garda. In questa riunione venne deciso di utilizzare il governo repubblicano per la gestione degli affari civili.18 In questo quadro, la nascente RSI avrebbe legalizzato il reclutamento dei lavoratori, anche quelli coatti, in modo da rassicurare i lavoratori stessi.

Contemporaneamente, però, anche i vertici fascisti si resero conto che i rastrellamenti indiscriminati, il lavoro coatto e le deportazioni oltre le Alpi rappresentavano un colpo mortale al prestigio del fascismo e della Repubblica. Nessuno avrebbe avuto fiducia in uno stato che non riusciva a garantire neanche i minimi standard di sicurezza ai propri cittadini.


scheda a cura di Amedeo Osti Guerrazzi (2016)

nota 1
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, pp.51-53.
nota 3
“Corriere della Sera”, 16 settembre 1943.
nota 4
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, p.131.
nota 5
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, p.132.
nota 6
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, p.136.
nota 7
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.35.
nota 8
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.27.
nota 9
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.27.
nota 10
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.27.
nota 11
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.27.
nota 12
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.27.
nota 13
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, pp.138-139.
nota 14
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.27.
nota 15
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.27.
nota 16
“Il Messaggero”, 21 settembre 1943.
nota 17
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, p.146.
nota 2
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, p.62.
nota 18
Lutz Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia, Bollati Boringhieri, Torino, 1997, p.142.
AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Stalag
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.


Gemeinschaftslager
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.

si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Stalag
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.


Gemeinschaftslager
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.

si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.


AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.