L'organizzazione del lavoro forzato in Italia (1943-1945)

Le condizioni di lavoro nell'Organizzazione Paladino


I primi bandi italiani e tedeschi prevedevano una paga giornaliera di lire 12.50 al giorno più varie addizionali per i lavoratori sposati o con genitori anziani o figli a carico.

Questa paga fu ritenuta subito insufficiente, e considerata una delle ragioni della scarsa affluenza iniziale dei lavoratori volontari. Di conseguenza, già alla fine di ottobre 1943, il sistema dei pagamenti fu completamente cambiato su base oraria.

Il nuovo salario, evidentemente concordato con le autorità tedesche, era comune a tutti i lavoratori, sia che lavorassero per la Paladino, sia per la Todt, sia che scegliessero di lavorare in Germania. Gli operai specializzati prendevano lire 5.50 l’ora, i qualificati lire 5 e i manovali lire 4.5. Vitto e alloggio dovevano essere forniti gratuitamente dalle ditte. “Le razioni settimanali di generi contingentati sono le seguenti: carne gr.400; estratto di pomodoro gr.60; pane o minestra grammi 4.200; grassi gr.210; marmellata gr.200; grassi per cucinare gr.15; zucchero gr.5. Oltre i generi contingentati saranno corrisposte razioni di patate ed altro a volontà. Il vitto viene corrisposto gratuitamente anche nelle domeniche, nei giorni festivi, nelle giornate di viaggio e in quelle di attesa per l’inizio dei lavori.”1 Erano previste anche altre indennità, quali assegni familiari, indennità di viaggio, eccetera.


Teoricamente, all’inizio, i lavoratori erano stati impiegati in battaglioni che dovevano lavorare all’interno della loro provincia, o comunque non troppo lontani da casa. Era stato un modo per convincere le persone ad arruolarsi, eliminando ogni sospetto che l’Ispettorato fosse l’anticamera alla deportazione in Germania. Tale condizione venne cancellata con il decreto del 15 febbraio 1944, che istituiva la coscrizione obbligatoria anche per i lavoratori. “L’obbligatorietà del Servizio del Lavoro, entrata legalmente in vigore il 15 febbraio, mette l’I.M.L. di fronte ad una nuova situazione. L’arruolamento dei LL. perde il suo carattere volontario. Vengono pertanto emanate nuove norme per l’inquadramento e la disciplina sotto certi aspetti analoghe a quelle del servizio militare.”2

Questo voleva dire due cose. Innanzitutto che per i disertori era prevista la pena di morte, come deciso con il decreto del Duce del 18 febbraio 1944 n.30. In secondo luogo i battaglioni perdevano la loro stanzialità e i lavoratori potevano essere spostati a seconda delle necessità, cosa che peraltro già avveniva in quanto, in realtà, l’Ispettorato era totalmente agli ordini delle autorità tedesche. Questa dipendenza dai tedeschi viene confermata dalla quantità di ore lavorative dedicate dai lavoratori della Paladino alla Wehrmacht. Nei primi quindici giorni di febbraio 1944, ad esempio, 120.280 ore furono effettuate per le Forze armate tedesche; 11.450 per le forze armate italiane, 16.340 per la Todt e 31.710 per “enti vari.”3

Molto probabilmente, quindi, il grosso dei lavoratori che si trovava nella “Fascia di Roma”, ovvero sul fronte sud, furono impiegati in lavori di fortificazioni sulle coste oppure sulla linea di Cassino o nello sgombero e nella manutenzione di strade e di installazioni militari. I lavoratori erano poi impiegati in caso di attacchi aerei, per lo sgombero delle macerie, per lo spalamento della neve sui passi appenninici, per la costruzione di ponti con un paio di battaglioni pontieri che venivano impiegati sul Po.

Teoricamente equipaggiamento e vestiario dovevano essere curati al massimo, dato che soprattutto d’inverno i lavoratori erano costantemente impegnati in lavori pesanti all’aperto, tuttavia dalle poche notizie disponibili si evincono condizioni estremamente precarie. Ad esempio nel “Diario storico”, alla data dell’8 marzo 1944, si legge questo encomio. “A spalare la neve a piedi nudi si sono recati i LL. del 60° Btg. LL. di Ascoli Piceno. Una relazione del Comando di quel Btg., oltre le gravi deficienze enumerate, quali la mancanza quasi totalitaria di attrezzi da lavoro e di autocarri, le enormi difficoltà per la confezione e la distribuzione del rancio, lamenta la mancanza di coperte, cappotti gavette e scarpe. A questo proposito la relazione dice testualmente: durante i medi di novembre, dicembre e gennaio, centinaia di lavoratori si sono recati a spalate, per ore ed ore, anche durante la notte la neve lungo la strada o a lavorare in terreni fangosi con vecchie e malridotte scarpe di pezza, con semplici zoccoli, se non addirittura a piedi scalzi. In tutto ciò non c’è nessuna esagerazione. Molti operai non avevano gavette e hanno dovuto prendere il rancio a turno; la stessa gavetta è servita contemporaneamente a tre o quattro operai. 4

Anche se è probabile che tali condizioni fossero estreme, tanto da essere citate nel Diario storico, tuttavia la situazione di altri reparti non doveva essere molto migliore, data la cronica mancanza di materiali che affliggeva l’intero apparato militare e civile della Repubblica sociale italiana.

Lavorare nei vari cantieri militarizzati comportava parecchi rischi. Innanzitutto la disciplina era piuttosto rigida, dato il carattere militare dell’Ispettorato, ed inoltre i sorveglianti tedeschi non avevano molti scrupoli nell’usare la forza. Il 3 maggio 1944, ad esempio, un operaio tentò di scappare da un autocarro tedesco che transitava a Casal Rotondo, vicino Roma. L’uomo venne raggiunto da tre militari di scorta tedeschi e ucciso sul posto.

Il 28 ottobre Mussolini, in occasione dell’anniversario della “Marcia su Roma”, emanò un decreto di amnistia che prevedeva il “perdono” per gli sbandati, disertori e partigiani che si fossero presentati alle autorità della Repubblica. Migliaia di partigiani, disertori o renitenti alla leva approfittarono dell’occasione per nascondersi nelle organizzazioni del lavoro allo scopo di superare l’inverno. Questa strategia era ben conosciuta dalle autorità tedesche, che però non sembravano preoccupate, e dalle autorità italiane che invece erano tutt’altro che contente.

Il 21 novembre Paladino scrisse ai suoi diretti collaboratori richiedendo una “diligente sorveglianza da effettuarsi con la massima riservatezza in modo da non far trapelare l’azione indagatrice.”5 Contemporaneamente Paladino scrisse al Ministero delle FFAA richiedendo dei militi della GNR da inserire segretamente nei battaglioni lavoratori in modo da controllare gli ex sbandati. Il risultato fu nullo, perché la GNR non aveva abbastanza personale fidato da distaccare per questo compito. Sulla carta, il risultato dell’Amnistia fu piuttosto positivo. Ad esempio nelle provincie di Vercelli, Novara ed Aosta si presentarono 2310 “renitenti e mancanti alla chiamata”. In totale, si presentarono 72881 persone.6 Tuttavia questa massa era molto difficile da gestire, sia per le scarse risorse della Repubblica, sia per l’inaffidabilità politica dei soggetti. A Rovigo, la GNR non sapendo dove alloggiare gli sbandati, li passò direttamente all’Ispettorato, con il risultato che dopo pochi giorni la metà degli sbandati presentatisi si era già nuovamente allontanata.

Nel gennaio del 1945 Graziani emanò una circolare per far rientrare ai reparti di provenienza i disertori, allo scopo di costringerli a combattere ed evitare ulteriori diserzioni. Tuttavia anche questa circolare rimase lettera morta in quanto gli Ispettorati locali rifiutavano di riconsegnare i disertori.7

L’inserimento degli “ex sbandati” ebbe conseguenze molto pesanti per l’Ispettorato in generale. Renzo Montagna, il capo della Polizia repubblicana, mandò nel febbraio 1945 un rapporto a Graziani dove si segnalava l’infiltrazione del Partito d’Azione all’interno dell’Ispettorato di Torino. Inoltre, sempre secondo Montagna, “Molti arruolati continuavano ad organizzarsi in bande per operare in città rapine e disarmi.” Non basta, “ A ciò si aggiunge che molti degli arruolati dall’Ispettorato del Lavoro sono iscritti nei ruoli sotto falso nome, in base ai documenti falsi loro procurati dalle bande partigiane, il che dimostra che costoro attendono il momento propizio per ritornare alla macchia, senza per altro essersi compromessi sotto il vero nome.”
La soluzione, secondo Montagna, era “che tutti costoro, senza discriminazioni di sorta, vengano avviati in Germania, dove, o presso le officine o presso le organizzazioni militari, possano finalmente essere sottoposti ad un’opera incessante di moralizzazione […]”.8

Nonostante sorveglianza e minacce, con l’avvicinarsi della primavera la disciplina stava diventando sempre più problematica. Ad esempio, nel battaglione lavoratori di Casale Monferrato, dove erano stati assunti parecchi sbandati, “Si nota molta indisciplina ed il massimo disordine.” I “lavoratori” giravano liberamente per il paese senza alcuna sorveglianza e alcuni avevano ricominciato gli studi rinunciando allo stipendio.

In un rapporto del 3 marzo 1945 si legge: “32° Battaglione Lavoratori […] Genova […] Scalo via del Porto. Malumore fra gli operai per il ritardo nelle paghe. Diffusissima aspettazione del nemico. Scarsissima volontà di lavorare e deficiente energia dei preposti alla sorveglianza. […] Gli operai anziché lavorare preferiscono stare seduti a discutere.”9

Da Cremona, sempre all’inizio di marzo, arrivò quest’altra segnalazione: “La massa del battaglione presenta un cospicuo numero di renitenti che per sottrarsi agli obblighi militari si sono arruolati nel Battaglione Lavoratori. Dal lato politico la massa è attendista al cento per cento. Molti pronunziano la seguente frase: non appena spuntano le foglie torno in montagna”.10

Anche gli ufficiali cominciavano ad essere minacciati: “Azzini Emilio, - si legge in un rapporto della Polizia del 30 marzo 1945 - […] inveiva con parole minacciose contro il Capitano Onofri, Comandante del Battaglione e contro il Tenente Comandante della Compagnia, esprimendosi nei seguenti termini: ad ore entrano i liberatori ed io voglio divertirmi a dare stangate e rivoltellate a tutti questi sporcaccioni di delinquenti e di truffatori.”11

Nel marzo del 1945 Paladino, abbastanza esasperato, diede ordine perché venissero licenziati “gli svogliato e i neghittosi”. Al ché il Ministero delle Forze Armate dovette rispondere che essendo militarizzati, i lavoratori non potevano essere semplicemente “licenziati”, ma dovevano essere raccolti in un battaglione di disciplina da costituirsi ad hoc. Si era tuttavia arrivati a fine marzo, ed ormai la Repubblica sociale non aveva più la forza di opporsi allo sfascio generale che coinvolgeva tutte le sue organizzazione, non solo la Paladino.

Tutti questi episodi, nonché il fatto che i lavoratori erano pagati meglio dei militari creò non pochi problemi tra le forze armate della RSI, polizia compresa, e la Paladino.

Nel dicembre del 1944 alcuni militari del reggimento “Folgore” entrarono nella caserma del 25 battaglione lavoratori di Torino, in corso Moncalieri. “capitanati da un Ufficiale (S.T. Buffa), armati di tutto punto con moschetti, mitra, mitragliatrici e bombe a mano avevano, […] invaso la caserma Montenero […] malmenando Ufficiali e Sottufficiali in divisa, Impiegati civili ed Operai e distruggendo alcuni uffici, dopo di aver interrotto la linea telefonica del Comando di detto Battaglione.”12

Il generale in persona, il 27 febbraio 1945, fu costretto a scrivere una lunga missiva al colonnello Bocca per segnalare le molte violenze che venivano commesse ai danni dei suoi lavoratori e dei suoi ufficiali. “Il rincrudirsi di atti violenti da parte di agenti delle varie polizie contro appartenenti all’Ispettorato Militare del Lavoro – scriveva Paladino – compresi molti Ufficiali, aveva già dato la sensazione di quanto l’Ispettorato Militare del Lavoro ha perduto nella considerazione di vari organi militari e di polizia dopo che, obbedendo agli ordini del DUCE e del Maresciallo Graziani, sono stati incorporati ex sbandati per iniziare la rieducazione morale e civile.” Mentre i tedeschi apprezzavano moltissimo il lavoro dell’IML, continuava Paladino, “da parte italiana non ho che continuamente seccature le quali non fanno che mettere a dura prova la mia già provata pazienza.”

Il casus belli più grave, sempre secondo Paladino, era stato però creato dal generale Farina, il comandante della divisione S. Marco schierata all’epoca sulla Gotica. “Anche il generale Farina, appena giunto alla sua Divisione il mio Comandante del Btg. Lavoratori addetto alla S. Marco, lo ha minacciato di mitraglia e tacciato di imboscato. Noto, caro Bocca, che non sono stato io ad offrire il Battaglione ma ho aderito dopo pressanti richieste.”

Ovviamente Paladino scrisse anche una lettera a Farina: “Devi però convincerti che non è colpa di questo I.M.L. se gli operai, in confronto alle Lit.22,50 giornaliere date ai tuoi combattenti, percepiscono Lit. 102. Questa paga è stata fissata in una riunione italo-germanica indetta per l’esame della situazione di tutti i lavoratori della Repubblica Sociale Italiana e da me provocata perché le altre organizzazioni concedono paghe superiori a quelle spettanti ai miei operai.” Detto questo, Paladino chiedeva a Farina se si fidava del suo battaglione o se doveva farlo ritirare.13

Il caso più clamoroso di violenza da parte dei militari della RSI nei confronti dei lavoratori della “Paladino” fu l’episodio di Tomba di Pesaro. La Legione “Tagliamento”, un reparto di camicie nere comandato da colonnello Merico Zuccari, nel maggio del 1944 venne schierato alle spalle della Linea Gotica, per controllare le retrovie del fronte. Il 28 giugno un gruppo di lavoratori del 18 battaglione pionieri, impiegato nei lavori di fortificazione, venne sorpreso mentre disertava. Su ordine di Zuccari sette operai furono fucilati nella caserma della Tagliamento. Il caso fu così clamoroso che suscitò le proteste dei comandi tedeschi e una inchiesta decisa dal generale Toussaint in persona.14

Oltre alle violenze dei fascisti, gli operai della Paladino erano anche un bersaglio dei partigiani. Non è chiaro il motivo per il quale venivano attaccati non solo gli ufficiali, ma anche i semplici operai. Forse si trattava di aggressioni di criminali comuni oppure di azioni contro lavoratori che svolgevano la funzione di propagandisti e reclutatori, fatto sta che nel “Diario storico” della Paladino sono registrati alcuni attacchi. I primi avvennero nel febbraio del 1944: a Spello, il 20 febbraio, e a Macerata (due morti), il 23 febbraio. La statistica complessiva al 30 giugno di quell’anno dava 1 ufficiale morto ed uno ferito a causa di attacchi partigiani; 5 operai morti e uno ferito per la stessa causa.15

Ma ovviamente il rischio maggiore per gli operai era quello di essere coinvolti dagli attacchi aerei ai cantieri. Sempre secondo la statistica del giugno 1944, le perdite erano state 3 ufficiali morti e 3 feriti; 2 sottufficiali morti e 2 feriti; 104 operai morti, 4 dispersi e 193 feriti.
Infine lavorare in condizioni spesso estreme, come dopo i bombardamenti per rimuovere le macerie sotto a muri pericolanti, provocò 11 morti e 352 feriti “per cause di servizio.”

Lavorare nei cantieri della Paladino, quindi, poteva essere piuttosto rischioso, anche se la vita in generale in Italia, all’epoca, era rischiosa. Gli attacchi aerei, il coinvolgimento nella guerra civile, il lavorare in condizioni estreme, erano la condizione normale degli italiani. Lavorare per la Paladino, in sintesi, non portava a rischi maggiori rispetto alla normale vita quotidiana di un qualsiasi lavoratore o casalinga italiana dell’epoca. Metteva però al sicuro rispetto alle deportazioni in Germania e alle chiamate alle armi della Repubblica Sociale Italiana.

Amedeo Osti Guerrazzi (2016)

nota 1
“Il Lavoro fascista”, 19-20 ottobre 1943
nota 2
Diario storico della organizzazione “Paladino”, p.6
nota 3
Diario storico della organizzazione “Paladino”, 15 febbraio 1944.
nota 4
Diario storico della organizzazione “Paladino”, 8 marzo 1944
nota 5
Archivio Centrale dello Stato, Ministero forze armate RSI, Gabinetto, b.2.
nota 6
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno RSI, Gabinetto, b.33.
nota 7
Archivio Centrale dello Stato, Ministero forze armate RSI, Gabinetto, b.2.
nota 8
Archivio Centrale dello Stato, Ministero forze armate RSI, Gabinetto, b.2.
nota 9
Archivio Centrale dello Stato, Ministero forze armate RSI, Gabinetto, b.2
nota 11
Archivio Centrale dello Stato, Ministero forze armate RSI, Gabinetto, b.2.
nota 12
Archivio Centrale dello Stato, Segreteria particolare del Capo della Polizia RSI, b.24.
nota 13
Archivio Centrale dello Stato, Ministero forze armate RSI, Gabinetto, b.2.
nota 14
Sonia Residori, Una legione in armi. La Tagliamento fra onore, fedeltà e sangue, Cierre, Verona, 2013, pp.78-79.
nota 15
Diario storico dell’organizzazione “Paladino”, 30 giugno 1944.
Nota 10
Archivio Centrale dello Stato, Ministero forze armate RSI, Gabinetto, b.2.
AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Stalag
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.


Gemeinschaftslager
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.

si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Stalag
Campo tedesco per prigionieri di guerra. Le condizioni di vita negli stalag erano molto diverse a seconda della nazionalità dei prigionieri (alleati, sovietici, internati militari italiani, ecc.).
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.


Gemeinschaftslager
I Gemeinschaftslager, così come i Wohnlager, erano lager non sorvegliati per lavoratori stranieri, mentre gli Arbeitslager erano sorvegliati. In genere solo per questi ultimi si utilizza il concetto di lavoro forzato, ma attualmente gli storici tendono a rivedere decisamente il concetto di lavoro forzato estendendolo a rapporti di lavoro che solo apparentemente sono liberi ma che di fatto erano forzati. In particolare la discussione attuale tende ad orientarsi verso un concetto di lavoro forzato che comprende questi tre elementi distintivi:
- dal punto di vista giuridico l'impossibilità per il lavoratore di sciogliere il rapporto di lavoro,
- dal punto di vista sociale le limitate possibilità di influenzare significativamente le condizioni del proprio impiego,
- una tasso di mortalità elevato che indica un carico di lavoro superiore alla media e una disponibilità di mezzi di sostentamento inferiore al bisogno effettivo.

si veda [https://www.bundesarchiv.de/zwangsarbeit/geschichte/auslaendisch/begriffe/index.html]
AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.


AEL Arbeitserziehungslager
I campi di rieducazione al lavoro AEL furono creati a partire dal 1940 dalla Gestapo con l'obiettivo di "rieducare" le persone accusate di atti di sabotaggio industriale o ritenute per qualche motivo "riluttanti" al lavoro. Di fatto, questi campi furono anche uno strumento di sfruttamento del lavoro forzato. Si calcola che in Germania e nei territori occupati abbiano funzionato circa 200 Arbeitserziehungslager e che vi siano state imprigionate circa 500 mila persone.
Bau-und Arbeits Battallion B.A.B.

Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi formarono delle unità di prigionieri di guerra denominate Bau-und Arbeits Battalion (abbreviato in B.A.B). I B.A.B erano composti in media da circa 600 prigionieri destinati al lavoro. La particolarità di queste unità stava nella loro mobilità: a differenza dei prigionieri degli Stalag, non erano destinate a un luogo specifico ma dislocabili sul territorio in base alle necessità del momento.

I.G. Farben
La I.G. Farben venne fondata nel 1925 dall'unione di diverse industrie tedesche. Durante la Seconda guerra mondiale fu la principale industria chimica della Germania nazista.
La I.G. Farben è stata tra le industrie che più hanno fatto ricorso al lavoro forzato, in particolare nella costruzione degli impianti di Auschwitz.
I dirigenti della I.G. Farben furono tra gli imputati del processo di Norimberga del 1947/48.
Alla fine della guerra, gli alleati decisero di smembrare l'industria ricostituendo le aziende che l'avevano inizialmente fondata.
Kriegsgefangenen Arbeitskommando
Gli Arbeitskommando erano campi di lavoro per prigionieri di guerra catturati dai tedeschi. Composti di solito da qualche centinaio di prigionieri, erano dislocati nei pressi del luogo di lavoro (fabbriche, miniere, agricoltura, ecc.). L'amministrazione era demandata a uno Stalag (campo per prigionieri di guerra) principale. Da uno Stalag potevano dipendere anche diverse centinaia di Arbeitskommando. Gli Arbeitskommando dei prigionieri di guerra alleati venivano regolarmente visitati dai rappresentanti della Croce Rossa.
Ispettorato Militare del Lavoro
L’Ispettorato Militare del Lavoro è stata una organizzazione nata nell’ottobre del 1943 allo scopo di inquadrare lavoratori da impiegare per costruire strutture per la difesa del territorio della RSI e per riparare i danni dei bombardamenti aerei. Conosciuta anche come “Organizzazione Paladino”, dal nome del suo ideatore e comandante, giunse a inquadrare alcune decine di migliaia di uomini, operando in stretto contatto, e alle volte alle dirette dipendenze, dei tedeschi.
Organizzazione Todt

L’organizzazione Todt nacque in Germania alla fine degli Trenta, allo scopo di organizzare la forza lavoro per la costruzione di installazioni militari. Ideata e diretta da Fritz Todt fino alla sua morte (1942), durante la guerra venne utilizzata per lo sfruttamento dei lavoratori coatti nei paesi occupati dalla Germania. In Italia ebbe un ruolo fondamentale nella costruzione delle linee di difesa lungo l’Appennino per la Wehrmacht, inquadrando decine di migliaia di uomini.

Paladino Francesco
Nato a Scilla (Reggio Calabria) nel 1890, si era arruolato volontario nel corpo del Genio telegrafisti nel 1907. Nel 1908 raggiunse il grado di sergente, con il quale partecipò alla Guerra di Libia. Nel 1914 fu promosso sottotenente e durante la Prima Guerra Mondiale fu promosso capitano. Rimasto sotto le armi, nel 1932 raggiunse il grado di tenente colonnello. Nel 1936 partecipò alla Guerra d’Etiopia durante la quale fu promosso a colonnello.
Nella Seconda Guerra Mondiale partecipò alla campagna di Grecia, per poi tornare in Italia, assegnato al corpo d’Armata di Bolzano. Nel 1942 fu promosso a generale di brigata. Dopo l’armistizio aderì alla Repubblica Sociale Italiana per la quale creò l’Ispettorato Militare del Lavoro.
Posto in congedo assoluto nel 1945, nel 1970 gli fu conferito il grado onorifico di generale di divisione.
Morì nel 1974.
Sauckel Fritz

Fritz Sauckel, nato nel 1894,  era un Gauleiter (capo locale) del partito nazista. Nel 1942 fu nominato plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in tutti i territori occupati dalla Germania. In pratica, era il responsabile del reclutamento forzato della manodopera per il lavoro coatto. In Italia la sua organizzazione cercò, con scarsi risultati, di rastrellare centinaia di migliaia di uomini da portare nel Reich. Fu processato a Noriberga e condannato a morte, condanna eseguita nel 1946.

Speer Albert
Albert Speer, nato nel 1905, era un architetto con ottimi rapporti personali con Adolf Hitler. Pur non essendo un fervente nazista, era stato l’artefice delle scenografie delle parate del Partito, assicurandosi la stima e la fiducia del dittatore. Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt, fu nominato ministro per la produzione bellica, a cui era sottoposta la Organizzazione Todt. Fu processato a Norimberga e condannato a venti anni di carcere. E’ morto a Londra nel 1981.
Todt Fritz

Fritz Todt era un ingegnere tedesco, responsabile, negli anni Trenta, della costruzione del sistema autostradale voluto da Hitler. Alla fine degli anni Trenta creò l’Organizzazione Todt, che aveva lo scopo di fornire la forza lavoro per la costruzione delle linee difensive lungo il confine con la Francia. Durante la guerra la sua organizzazione gestì lo sfruttamento del lavoro coatto nei territori occupati. Morì a causa di incidente aereo nel 1942.